Blitz a Somma Vesuviana: da vittime ad aguzzini, ordine del boss

Blitz a Somma Vesuviana: da vittime ad aguzzini, ordine del boss
di Pino Neri
Giovedì 12 Maggio 2016, 10:04
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SOMMA VESUVIANA - Imprenditori vessati da una camorra del pizzo asfissiante e spietata. Gli uomini del clan capeggiato da Giovanni D’Avino che non esitano a sparare all’impazzata sulle case delle vittime che non pagano e il boss che in carcere ipotizza addirittura il sequestro lampo di un bambino per strappare al padre, a stretto giro di posta, 100mila euro.

Estorsioni caratterizzate anche da una sorta di cannibalismo interno perché i taglieggiati all’occorrenza si trasformano anche in taglieggiatori per conto del clan. C’è questo e altro nell’operazione dei carabinieri che ha portato ai ventuno arresti dell’altro giorno. Su tutto quanto però spiccano due dati: i presunti rapporti tra la politica locale e i clan e, e questo secondo dato purtroppo è una certezza, l’omertà degli imprenditori se non, a volte, la contiguità con i criminali. Lo ha segnalato in conferenza stampa lo stesso comandante del gruppo carabinieri di Castello di Cisterna, il colonnello Rino Coppola. «Gli imprenditori non hanno denunciato» ha fatto sapere l’ufficiale.

Tutti zitti a Somma Vesuviana, dove tre anni fa c’è stata un’impressionante raffica di attentati. E nella vicina Sant’Anastasia ha denunciato solo un imprenditore edile, che nell’ottobre del 2014 aveva aperto un piccolo cantiere. La denuncia ha portato all’arresto di alcuni componenti del clan Anastasio, rivale del gruppo capeggiato da Giovanni D’Avino. Ma in generale da queste parti nessuno si rivolge alle forze dell’ordine quando viene “visitato” dai camorristi delle estorsioni.

«Anche perché c’è una mentalità radicata: si riconosce come autorità solo quella della camorra» spiega Salvatore Cantone, fondatore dell’associazione antiracket “Pomigliano per la Legalità Domenico Noviello”, l’unica di questo tipo in tutta l’area a est di Napoli. «La nostra associazione - prosegue Cantone - si occupa anche di usura e conta cinque iscritti provenienti da Somma Vesuviana. Ma le denunce finora provengono tutte da Pomigliano: circa quattro all’anno». 
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