Sonrisa e camorra, nessuna diffamazione. Archiviata la querela del «Boss delle cerimonie»

Sonrisa e camorra, nessuna diffamazione. Archiviata la querela del «Boss delle cerimonie»
di Viviana Lanza
Giovedì 25 Febbraio 2016, 11:15 - Ultimo agg. 26 Febbraio, 11:28
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Accostare il Grand Hotel La Sonrisa alla camorra non è reato. Il giudice del Tribunale di Napoli Eliana Franco ha archiviato la querela presentata da Antonio Polese, il boss delle cerimonie protagonista della trasmissione di Real Time, contro Gennaro Migliore, ex Sel e attualmente sottosegretario alla Giustizia nella squadra di Renzi, e contro il dirigente Sel Arturo Scotto e la testata web Retenews24.
 



Tutto ruotava attorno a una interrogazione parlamentare presentata da Migliore, commentata da Scotto e riportata a gennaio del 2014 in un articolo della testata web. Polese si era ritenuto diffamato ma il giudice ha chiarito, nel provvedimento di archiviazione firmato il 17 febbraio e riportato dal Fatto quotidiano, che non è diffamazione collegare la Sonrisa alla camorra né ricordare, come era stato fatto nell’interrogazione parlamentare, che al grand hotel si festeggiò il matrimonio tra Marianna Giuliano, figlia dell’ex boss di Forcella Luigi detto ‘o re, e Michele Mazzarela, figlio del capoclan Vincenzo Mazzarella, che servì - lo hanno accertato le inchieste dell’Antimafia - a saldare un’alleanza tra i due cartelli malavitosi. Né è diffamazione interrogarsi - come nel quesito posto alla Camera - sull’opportunità che a una struttura come quella di Sant’Antonio Abate, al centro di un’indagine per abusivi edilizi, fosse concesso di essere location di un programma televisivo.

Il giudice, dunque, ha archiviato il caso evidenziando che la vicenda rientra nella «interpretazione e applicazione dei consolidati principi giurisprudenziali in materia di diritto di cronaca giornalistica e di critica politica».

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