«Spot sui monumenti? Incassati
da Comune Napoli 180mila euro»

Foto di archivio
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di Valerio Esca
Venerdì 21 Ottobre 2016, 16:51 - Ultimo agg. 17:49
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L'Anac di Cantone sta cercando di vederci chiaro su Monumentando. Il progetto del Comune, che prevede il restauro di 27 opere attraverso sponsorizzazioni private, è finito nell'occhio del ciclone dopo la denuncia dell'avvocato Brancaccio, che ha sollevato diversi punti di domanda rispetto alle modalità di gestione dei restauri, sui tempi delle affissioni pubblicitarie, sulle tecniche utilizzate e sul rapporto intercorso tra il Comune e la società vincitrice del bando di gara, la Uno Outdoor. Ma l'amministratore dell'azienda, Giuliano Annigliato, non ci sta e spara a zero su tutti. 

Annigliato, va bene che lei è molto risentito, ma su Monumentando sta indagando l'Anac. 
«Parliamo di una denuncia partita da un'associazione di restauratori. Monumentando è un progetto che ci siamo aggiudicati con una regolare gara, alla quale poteva partecipare chiunque. Abbiamo effettuato come ci veniva richiesto le fidejussioni, abbiamo assunto due architetti e per quanto mi riguarda è ovvio che porti redditività. Altrimenti che imprenditore sarei. Abbiamo un rischio di impresa, perché se non trovo gli sponsor i lavori dei monumenti chi li paga secondo lei? Io, di tasca mia».

Fin qui tutto ok, però se l'Anac ha deciso di vederci chiaro avrà i suoi motivi, non crede?
«L'Anac è l'anticorruzione, onestamente non capisco come intervenga nel rapporto tra un pubblico e un privato. Quale sarebbe la frode? Chi sarebbe il corrotto e chi il danneggiato. Il Comune? Palazzo San Giacomo a tutto oggi ha incassato 180mila euro di bonifici bancari sulle pubblicità. Il cittadino? Neanche, visto che abbiamo restituito alla città dei monumenti che erano dei gabinetti pubblici. Se non fossi intervenuto io su questi monumenti chi lo avrebbe fatto, la Soprintendenza o l'Unesco? Nessuno. Mi chiedo perché chi oggi protesta non abbia partecipato al bando».

Valente, deputata Pd, ha presentato al ministro dei Beni culturali Franceschini un' interrogazione parlamentare sul caso.
«Mi spiace che non si abbiano altri argomenti per fare opposizione al sindaco. Io accetto tutti i confronti con lealtà, però la mia amica Valeria poteva alzare il telefono come ha fatto in campagna elettorale e chiedermi se volessimo partecipare ad un progetto con le associazioni per proteggere i monumenti che restauriamo, purtroppo tutti già imbrattati. Anche se non l'ho votata potevamo creare qualcosa insieme. Adesso mi aspetto da lei delle scuse serie».

Una delle società che ha lavorato con voi per il primo restauro (la Vn, ndr) dice che non gli sono stati pagati alcuni lavori imprevisti durante il restauro della fontana del Carciofo. È vero?
«Esiste un contratto con lei, stipulato il 1 ottobre del 2014. Dal cud scoprimmo che la società era priva di dipendenti. Ci disse che li avrebbe assunti ed il primo è stato il nipote. Il contratto per il restauro del Carciofo prevedeva una somma totale di 20mila euro ed è stata pagata regolarmente. Anzi ha preteso un acconto di 9 mila euro che le è stato corrisposto. Ci presentò, per un lavoro fatto tre anni prima, l'Iva al 22% invece che al 10% e ci ha dovuto anche restituire quel denaro. Il rapporto si è concluso quando ci ha riconsegnato la fontana piena di detriti e l'abbiamo pulita grazie ad Asìa un'ora prima dell'inaugurazione».

L'art 49 del codice dei beni culturali dice che le pubblicità non si possono esporre sui ponteggi prima o dopo i lavori. Ed è una cosa che voi avete fatto. Perché?
«Noi abbiamo stipulato con il Comune un contratto in cui è prevista e formalizzata la progettualità. Chi la paga secondo lei questa fase? E poi seppure la pubblicità restasse un mese, due mesi o 50 mesi in più, parte degli introiti va nelle casse del Comune. E noi paghiamo regolarmente la tassa pubblicitaria. Mi spiace che alcune associazioni facciano da elemosinatori per le campagne elettorali. Alzatevi le maniche e andate a lavorare».