Statue di Padre Pio nel mirino dei ladri, i fedeli: «Vergogna»

Statue di Padre Pio nel mirino dei ladri, i fedeli: «Vergogna»
di Rosa Palomba
Giovedì 16 Luglio 2015, 10:14 - Ultimo agg. 10:26
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Acerra. Sacro, profano e criminalità. C'è chi passa e si genuflette anche se la cappella è ormai vuota. Qualcun altro si indigna: non tanto per la tracotanza di una malavita che indisturbata porta via una statua di diversi quintali, ma perché quella è l'immagine di Padre Pio. «Hanno fatto una cosa grave, si tratta di un santo a cui sono devote milioni di persone. Non si fa».





A ridosso del Castello di Acerra, il simbolo della città antica polverizzata da malaffare, concussione, discariche e inquinamento, c'è chi impreca contro la disoccupazione: «Perché se la gente lavorasse, subiremmo tutti meno». È una città stordita dal caldo che si appiccica come un chewing gum. Sembra che qualcosa stia bruciando nell'aria senza sbocchi; bruciano anche gli occhi e sembra che perfino parlare costi una gran fatica. «Stamattina pensavo di essere ubriaca», dice una donna che proprio di fronte ai giardinetti di Padre Pio consuma un panino e un po' di vino». La signora è passata da qui ieri mattina presto per andare a Napoli a prendere qualche bottiglia di acqua di mare. Forse ha un problema alla pelle. «Io venivo qui a pulire - aggiunge - molte persone del posto venivano a mettere fiori e ad accendere lumini».





Ma che succede con queste statue? La domanda è ricorrente perché in meno di un mese ci hanno provato due volte: strade diverse, sculture diverse ma della stessa grandezza e dello stesso bronzo. Qui nel centro storico, all'alba di ieri ci sono riusciti. Almeno cinque persone presumibilmente robuste, forse utilizzando una piccola gru: «Quando la poggiarono sul piedistallo - dicono i residenti - fu una gran fatica».





Nella città vecchia resta adesso una cappella vuota proprio di fronte alla «Scuola più bella del mondo», quella del film di Luca Miniero, che dopo Benvenuti al Sud, ha di nuovo messo a confronto il Nord e il Meridione. La commedia è incentrata sulle vicende di una scuola in Toscana che vuole organizzare un gemellaggio con un istituto del Ghana e invece per sbaglio si ritrova a contatto con l'edificio di Acerra. La storia non è piaciuta agli abitanti del Comune in provincia di Napoli, che hanno protestato contro la rappresentazione negativa del loro paese e della loro regione: «Il film è un'operazione anche peggio di Gomorra». Dispiaciuto, Papaleo si è scusato.

La scuola in questione è proprio qui di fronte alla cappella ormai vuota. Le bandiere sbiadite dell'Italia e dell'Europa sono state arrotolate dal vento. I vetri in frantumi lasciano entrare di tutto. I cancelli dell'istituto dismesso sono chiusi ma i giardinetti sono ugualmente un ricettacolo di rifiuti. Un uomo viene qui a gettare bottiglie di plastica. Acerra sembra confermare il primato nazionale di terra di sversatoi abusivi e di ”Fuochi”, di veleni e di traffici illeciti. Padre Pio di piazza Castello e Padre Pio di rione Madonnelle. In linea d'aria duecento metri, appena. Tutti sanno che pochi giorni fa hanno tentato il furto anche di quella statua. E i segni si vedono. La scultura del santo di Pietrelcina è ancora instabile sul pilastro di gesso che la ospita. Ai suoi piedi ci sono anellini e collanine da bancarella, un limino spento e qualche coroncina. I ragazzi che giocano a pallone nel campetto di fronte si avvicinano e commentano. «La gente del quartiere sentì i rumori e si accorse che stavano tentando di portarla via. Così chiamarono i carabinieri e i ladri scapparono». Per tornare, appunto, due giorni dopo in un altro quartiere.





Rame, ferro, bronzo. Il traffico è consistente. Perfino i candelabri dalla tombe al cimitero vegnono continuamente rubati. Le vittime non mancano. Qualcuno in qualche tentativo di furto è rimasto attaccato ai pali della luce per rubare i cavi. Ma il mercato florido dei metalli fuorilegge è come una calamita, appunto. Secondo la polizia di Acerra, nel caso delle statue i furti sarebbero stati commissionati, forse da chi deve metterle nelle proprie ville o perfino in un ristorante. Oppure - sostengono gli investigatori - proprio nella villa di qualche esponente della criminalità. Del resto si sa, la malavita ostenta una fede a oltranza e non disdegna di esibire massicce Croci d'oro, per esempio.





«Sì ma parlate anche d'altro», dice qualche commerciante che in due ore non ha venduto nulla. L'”altro”, poteva essere la Fiat che però ha spostato a Cassino le grosse produzioni Alfa Romeo, lasciando a questo stabilimento la Panda: auto semplice che richiede la metà del personale. C'era la Montefibre, chiusa perché altamente inquinante. E c'è il famoso inceneritore. Cento addetti, quasi tutti del Casertano. Il resto? Aria appiccicosa, giovani che ciondolano davanti ai bar, e abitanti che cercano di sopravvivere all'aria ”pesante”.