Spesso le eruzioni vicine nel tempo hanno formato gruppi vicini anche geograficamente, prevalentemente lungo i bordi della caldera e nella sua zona centro-orientale. L'ultima di queste eruzioni è quella di Monte Nuovo, avvenuta nel 1538, dopo oltre 3.000 anni di quiescenza, e i ricercatori sono partiti da questa per ipotizzare due scenari. «Assumendo che l'eruzione di Monte Nuovo abbia segnato l'inizio di una nuova epoca eruttiva della caldera, il modello fornisce una stima media di poco più di un secolo del tempo di attesa prima del prossimo evento calcolato da oggi, ma con una grande variabilità della stima», ha spiegato Augusto Neri, direttore della Struttura Vulcani dell'Ingv. In particolare, ha aggiunto, «il tempo di attesa può variare tra diversi anni fino ad alcune centinaia».
Viceversa, nello scenario in cui l'eruzione di Monte Nuovo non segni l'inizio di una nuova epoca eruttiva, «queste stime crescono significativamente, arrivando anche a tempi di attesa previsti per la prossima eruzione superiori al millennio».
Le stime realizzate, ha osservato l'esperto, sono di carattere statistico e basate esclusivamente sulla conoscenza della storia eruttiva del vulcano, nell'ipotesi che il suo comportamento passato sia rappresentativo di quello futuro. Sono comunque complementari alle previsioni di breve termine, che sono invece possibili con il monitoraggio del vulcano e lo studio dei processi che governano la risalita di magma nel sottosuolo.