Terra dei fuochi e tumori, le risposte
mancate e le soluzioni necessarie

di Vittorio Del Tufo
Giovedì 1 Giugno 2017, 08:31
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Se i dati del registro tumori infantili del Santobono avevano autorizzato un timido ottimismo, quelli del registro tumori di Napoli Nord arrivano subito, come una doccia gelata, a spegnerlo. La Terra dei Fuochi continua a bruciare, a uccidere e divorare le speranze di riscatto di un territorio che si sente periferia del mondo. E centinaia di migliaia di persone continuano a pagare un prezzo altissimo allo scempio dei rifiuti tossici e degli sversamenti illegali. Da Giugliano a Mugnano, da Casalnuovo a Melito, i tassi di mortalità sono superiori alla media nazionale. Da questi dati bisogna partire per fare quello che finora non è stato fatto o è stato fatto solo in parte: puntare sulla prevenzione e sul risanamento ambientale, sul potenziamento delle attività sanitarie e sul monitoraggio del territorio. D'ora in avanti non sono più ammessi alibi né distrazioni. E nemmeno occhi chiusi e mani legate. 

In 32 comuni a Nord di Napoli, un'area abitata da oltre un milione di persone, l'incidenza dei tumori maligni è superiore tanto rispetto al Sud Italia quanto alla media nazionale. Nessun picco, invece, per la fascia d'età da 0 a 19 anni, come già rivelato dai dati del registro tumori infantili del Santobono diffusi la scorsa settimana. La Asl di Napoli Nord ha allargato lo spettro d'indagine monitorando l'intera platea della popolazione nei comuni sotto esame. Ed è arrivata la conferma - su basi scientifiche - di un rapporto di causa-effetto tra i fattori inquinanti e la diffusione dei tumori. 

Fattori inquinanti che sono molteplici e concentrati in un'area fortemente antropizzata. Dai roghi tossici, che continuano a divampare e ad appestare l'area, con buona pace degli impegni presi dallo Stato negli ultimi anni, allo smaltimento illecito di rifiuti speciali dell'industria in nero. Gli errati stili di vita e i cosiddetti indici di deprivazione sociale fanno il resto, moltiplicando i fattori di rischio in un territorio nel quale l'inquinamento ambientale continua a pesare come una zavorra sul futuro degli abitanti e sulle prospettive di crescita economica del territorio.
I maledetti fuochi continuano ad avvelenare l'aria e la vita di una popolazione di un milione di abitanti. E pesano come una zavorra sul futuro dei bambini di quel territorio, anche se questi ultimi, come evidenziato dai dati del registro tumori infantili dal Santobono, sono in qualche modo avvantaggiati dal tempo ridotto di esposizione ai roghi (e agli altri fattori di inquinamento) rispetto agli adulti. Purtroppo il rischio è che il disastro ambientale presenti il conto anche a loro.

La verità è che sul fronte della Terra dei Fuochi la svolta promessa non è mai arrivata, nonostante il mare di proclami e di chiacchiere che hanno prodotto finora scarsi risultati e hanno avuto l'effetto di trasformare la Terra dei Fuochi in una bandiera, ma non di risolvere in concreto i problemi più gravi e urgenti del territorio. Non è arrivata la svolta per quanto riguarda i roghi, innanzitutto. E non solo perché è difficile trovare un incendiario con il cerino in mano, ma soprattutto perché il controllo di questa vastissima area estesa tra le province di Napoli e di Caserta continua a essere insufficiente, con gli uomini dell'Esercito impegnati su pochi obiettivi sensibili ma senza poteri di polizia giudiziari. Eppure due anni fa era stata introdotta una normativa durissima per mandare in carcere chi appicca gli incendi, con l'introduzione delle nuove norme in materia di reali ambientali, dall'inquinamento al disastro ambientale. Due anni dopo il bilancio è fallimentare, e proprio ieri il governatore De Luca ha annunciato l'acquisto di droni per monitorare giorno e notte, con l'ausilio di sistemi satellitari, tutta l'area della Terra dei Fuochi.

Ma soprattutto, non è arrivata la svolta auspicata, promessa e annunciata, nemmeno per quanto riguarda lo smaltimento illegale (e criminale) dei prodotti sversati dall'impresa del nero e del falso, un autentico impero dell'economia illegale che fattura milioni di euro producendo il 40 per cento del falso diffuso sull'intero territorio nazionale. A questa micro-imprenditoria del nero e del falso, e alla sua manovalanza criminale assoldata per smaltirne le scorie, i controlli fin qui messi in campo nell'area della Terra dei fuochi, finora, hanno fatto il solletico.
Ai comitati, alle associazioni civiche e ai sindaci dell'area, da sempre in prima fila contro i roghi tossici e gli sversamenti illegali, lo Stato ha il dovere di dare risposte precise, e adeguate alla precisione dei dati emersi dallo screening: una verità scientifica finalmente sfrondata da ogni retorica e da ogni approssimazione. Proprio la mancata applicazione del metodo scientifico ha fino a oggi lasciato campo libero a interessi speculativi enormi oltre che a una certa retorica distruttiva, infarcita spesso di luoghi comuni. D'ora in avanti rigore scientifico, monitoraggio continuo delle fonti mediche ed efficacia delle risposte dovranno procedere di pari passo.

Soprattutto, non bisognerà perdere più un solo istante nelle operazioni di bonifica del territorio. Bonificare il territorio vuol dire, per prima cosa, spegnere i fuochi che continuano a divampare, ma anche scardinare la filiera del nero e del falso, sradicare la malapianta dell'economia illegale spesso travestita da stato sociale, con modalità illecite di smaltimento rimaste invariate rispetto a cinquanta anni fa. Modalità di smaltimento che hanno consentito alla criminalità organizzata e alle ecomafie di costruire un impero economico sulla macerie dell'ex Campania Felix. La bonifica, finora, ha riguardato una porzione ridottissima del territorio e la strada è tutta in salita. 

Ma se la strada è in salita è venuto il momento di percorrerla tutti insieme, ciascuno per la propria parte, senza più divisioni e con lo sguardo sempre rivolto ai dati scientifici e ai riscontri sanitari. È una partita di civiltà che riguarda tutti, perché sulla Terra dei Fuochi è l'intero Paese, e non solo la Campania, a giocarsi la faccia.
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