Terremoto a Ischia, la saga degli errori sulla pelle dell'isola

di Bruno Discepolo
Sabato 2 Settembre 2017, 08:45
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Ora lo sappiamo con certezza, l'intera rappresentazione della vicenda del terremoto di Casamicciola è stata falsata, sin da subito, da errori, approssimazioni, incompetenze e strumentalizzazioni. Davvero, a riavvolgere il nastro degli accadimenti originati dieci giorni fa, c'è da restare sbalorditi per la successione di comportamenti incomprensibili, di leggerezze e superficialità nelle dichiarazioni pure di responsabili e istituzioni, più in generale del ruolo dei mass media e del sistema dell'informazione. 

L'avvio al balletto di vere e proprie fake news, anche questo ora è confermato dopo lo scoop del Mattino, lo danno l'Ingv e l'Osservatorio Vesuviano, sbagliando in un colpo solo la magnitudo, l'ipocentro e l'epicentro dell'evento tellurico. Il grossolano errore, certificato dagli Enti scientifici a tanto preposti dalla Protezione civile, genera come conseguenza una serie infinita di illazioni sul perché tanti apparenti danni e distruzione per un terremoto di potenza relativamente bassa. Solo questo è bastato ad una serie di commentatori della carta stampata e delle televisioni per scatenare, anche poche ore dopo la scossa, con il dramma vissuto dalla popolazione ancora in pieno svolgimento, una campagna denigratoria, nei confronti dell'isola e dei suoi abitanti, all'insegna del grido «è tutta colpa degli abusi edilizi». Nessuno o quasi si è accorto, in quelle concitate ore, che si stava consumando, questo sì un dramma del tutto eccezionale nel panorama delle narrazioni legate ai tanti terremoti succedutisi negli ultimi decenni in Italia.

L'attenzione generale, in quei giorni, era tutta concentrata nel descrivere e ricostruire le colpe degli ischitani, nello spiegare come fosse quasi logico che la natura si vendicasse delle violenze subite. In questo crescendo di insensatezza, si sono segnalati ulteriori scivoloni, ancora più gravi per il ruolo rivestito dagli autori delle dichiarazioni. Così, il neo responsabile della Protezione civile Angelo Borrelli ha affidato a una lapidaria sintesi il suo giudizio sul perché dei tanti danni al patrimonio edilizio isolano: «Molte costruzioni sono realizzate con materiali scadenti che non corrispondono alla normativa vigente» (Ansa del 22 agosto). Dunque, una prima parziale modifica nella tesi sulla identificazione degli edifici danneggiati con quelli illegittimi, e piuttosto l'accento sulla scarsa qualità dei materiali utilizzati per le costruzioni, anche se accompagnata dalla sottolineatura della mancata conformità alle norme antisismiche, forse pleonastica se si tiene conto che la gran parte degli edifici crollati o danneggiati è stata edificata prima dell'entrata in vigore delle normative tecniche di settore. Solo una settimana dopo, arriva una nuova interpretazione del fenomeno ad opera dell'Ingv, con il suo gruppo specializzato Quick Earthquake Survey Team, insieme con l'Enea. È vero che in quegli edifici non erano presenti tiranti e catene o altri elementi vincolanti ma la maggior parte delle abitazioni che ha subìto i danni più gravi, era di buona fattura, in mattoni, pietra o tufo. C'è voluta, infine, l'ammissione dell'errore iniziale di classificazione del sisma per ricondurre tante avventurose ricostruzioni sul binario più semplice e logico. E cioè che la natura dell'evento, la sua localizzazione e superficialità, legati alla natura geologica di quei luoghi, hanno amplificato enormemente la potenza di un terremoto, pure modesto in sé, determinando danni maggiori di quelli altrimenti ipotizzabili. Poi, certo, a Ischia vi è anche l'aggravante di molte trasformazioni che hanno interessato il patrimonio edilizio, con abusi a volte sanati e più spesso in attesa di esito delle procedure legate ai condoni, ma da qui ad attribuire le cause di ciò che è accaduto alla diffusione e vastità di interventi non legittimati in campo edilizio ce ne vuole e solo l'incompetenza, o la malafede, possono giustificare l'aggressione di cui è stata vittima l'isola.

A tutti noi resta l'interrogativo sul perché si sia perpetrato questo crimine, di come, anche nel caso di una disgrazia come un terremoto, vi possano essere differenze così marcate nel raccontare il nostro Paese. È già capitato poco tempo fa, e forse il segnale non è stato colto in tutto il suo valore. Il giorno dopo il crollo della palazzina a Torre Annunziata la notizia non compariva nelle prime pagine dei più importanti quotidiani. Oggi, dopo quanto accaduto a Ischia, possiamo correggere quel nostro sentimento di meraviglia, nel non trovare documentato e commentato l'episodio, con la certezza di uno scampato pericolo: a questo punto meglio che non se ne parli, piuttosto che lo si faccia come nel caso di Ischia.
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