Terzigno, l’addio alla figlia del killer: «Amavo mamma, un giorno capirai»

Terzigno, l’addio alla figlia del killer: «Amavo mamma, un giorno capirai»
di Gigi Di Fiore
Martedì 20 Marzo 2018, 22:08 - Ultimo agg. 21 Marzo, 18:17
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Inviato a Terzigno

Da via dei Pini al piccolo capanno in muratura tra gli alberi di mandorlo di via Vicinale Mauro Vecchio non ci sono più di 800 metri. Ci ha messo poco, Pasquale Vitiello per arrivare sul suo scooter grigio dalla scuola elementare Boccia al Mauro a questa zona isolata. Dal colpo mortale sparato alla moglie Imma al colpo, sempre alla testa, che si è tirato con la pistola calibro 22 che si era procurato chissà come. In non più di una ventina di minuti si è consumato il dramma di Pasquale, vittima di una scelta maturata nella notte di domenica. 
«Ha cenato con noi, domenica sera - racconta il padre Ciro, dipendente di un’agenzia locale della Bnl - Era tranquillo, appariva sereno».

Invece, lunedì mattina, Pasquale si è presentato fuori la scuola, dove Immacolata, insieme con la convivente del padre, aveva accompagnato la figlia di nove anni, e si è avvicinata alla moglie che stava per andar via sul suo Suv nero. Poche parole agitate, poi lo sparo. E la fuga verso la morte. Via Vicinale Mauro vecchio è una stradina laterale a corso Marconi. Quasi un viottolo poderale, devastato in alcuni tratti da spazzatura. Un luogo che Pasquale conosceva bene. Oltre una casa di due piani, dove era parcheggiato un camper bianco, c’è il casotto-deposito per attrezzi. Un posto sicuro per spararsi. I carabinieri della compagnia di Torre Annunziata hanno inseguito per tutta la notte le tracce del telefonino. Prima squillava a vuoto, poi si è spento per la batteria esaurita. I dati delle celle telefoniche hanno consentito di restringere l’area di ricerca.
 

 

Poi, la visione del motorino appoggiato a terra. E la scoperta alle otto di mattina. Attraverso l’ispezione esterna, il medico legale ha accertato che Pasquale è morto da 24 ore. Si è ucciso, subito dopo aver ucciso. «Mio fratello era una persona perbene, non era un violento» dice Annalisa, la sorella di Pasquale Vitiello.
Sul tavolo della cucina, nella casa di via Amati dove viveva con la moglie, Pasquale ha lasciato 20 lettere. Sono state subito sequestrate dai carabinieri e consegnate alla Procura di Nola, che coordina le indagini di un fascicolo che, dopo il suicidio di Pasquale, è destinato all’archiviazione. Scritte a penna, su fogli A4. Sono rivolte alla figlia, ad un amico, a se stesso. Frasi di dolore, e a tratti anche di rabbia per la scoperta che la moglie Imma aveva una relazione. Un uomo sentito due giorni fa come teste dai carabinieri.

«La separazione fa stare male, non va più bene» a se stesso. «Un giorno capirai quello che succede, quando ti farai grande» alla figlia. E poi, ancora frasi su una realtà che sembrava schiacciarlo, precipitata negli ultimi 15 giorni quando Imma era andata via da casa con la figlia, dopo un violento litigio con la suocera.

«Vivo una profonda ingiustizia e questo mi fa stare male perché voglio molto bene a tua madre» un’altra considerazione. E ancora: «Purtroppo, siamo arrivati a questo punto senza sapere neanche come, la separazione è una cosa che mi fa soffrire, che non si può accettare. Ho subito un torto, l’unica cosa è farsi giustizia da soli».
Dopo che Imma, il 4 marzo, si era trasferita a vivere a Boscoreale con il padre vedovo, che convive con una nuova compagna, Pasquale aveva visto la figlia 3-4 volte. Ricorda l’avvocato civilista Salvatore Annunziata, amico di famiglia che avrebbe dovuto seguire le pratiche per la separazione: «Abbiamo parlato in maniera serena, non ho mai avvertito rabbia nelle sue parole. Si è ipotizzato sempre una separazione consensuale, dove fossero chiarite le modalità per vedere la figlia. Avevamo fatto arrivare questa idea alla moglie, attraverso un conoscente. Ma non siamo andati più avanti di questo, anche perché c’era da capire le intenzioni della moglie dopo che era andata via da casa».

 

L’idea della separazione, il trauma per una vita diversa, nonostante che il matrimonio fosse da tempo privo di passione, senza più trasporto. Pasquale e Imma si erano conosciuti 10 anni fa, lei era rimasta incinta e si erano sposati. Ora dice Ciro, il padre di Pasquale: «La nostra preoccupazione è la bambina, vorremmo assicurarle una vita serena nell’armonia tra le due famiglie. Sarà il giudice tutelare a decidere».
Pasquale non aveva porto d’armi, si era procurato la pistola, con matricola abrasa, da qualcuno. Una decisione d’impeto. La figlia è dallo zio Luigi, fratello di Imma. La sua è una doppia tragedia: ha perso la madre e il padre. Non sarà semplice spiegarle cosa sia accaduto, ci sarà bisogno di assistenza psicologica.
Dice il sindaco Francesco Ranieri: «Resta il rammarico che, se i nostri centri antiviolenza fossero venuti a conoscenza del disagio familiare presente, saremmo potuti intervenire». E nella stessa zona, un 48enne è stato arrestato dalla polizia, per maltrattamenti e percosse alla moglie, mentre un 29enne è stato denunciato per stalking. Sul marciapiede dove il giorno prima c’era il lenzuolo bianco che copriva il corpo di Imma, ora ci sono fiori. E fogli scritti. «Un angelo è volato in cielo» ha scritto qualcuno. Un’altra tragedia maturata tra mura domestiche si è compiuta.

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