Ticket, nessuno come l'Eav
tanto generoso con i parenti

Ticket, nessuno come l'Eav tanto generoso con i parenti
di Francesco Gravetti
Martedì 11 Ottobre 2016, 10:20 - Ultimo agg. 10:51
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Lo sciopero contro la sospensione dei bonus a moglie e figli dei dipendenti delle aziende Eav ieri mattina è stato revocato appena a 5 minuti dalla scadenza. L'aveva proclamato un sindacato minoritario, Confail, scatenando la rabbia del presidente Umberto De Gregorio, deciso a correggere invece l'entità dei bonus per sanare l'azienda dei trasporti campana che è stata finora la più generosa di tutti: da Roma a Trieste nessuna ha concesso tanto.
Il rapporto di lavoro dei ferrovieri e dei tramvieri è ancora regolato da un regio decreto, il numero 148. Un provvedimento del 1931, firmato dal re Vittorio Emanuele III, che ha un nome lunghissimo: «Coordinamento delle norme sulla disciplina giuridica dei rapporti collettivi del lavoro con quelle sul trattamento giuridico economico del personale delle ferrovie, tramvie e linee di navigazione interna in regime di concessione».

L'articolo 34 del decreto emanato 85 anni fa è quello che ha fatto litigare in Eav. L'attacco recita così: «Agli agenti e loro famiglie vengono concessi annualmente, sulle linee esercitate dall'azienda, biglietti di viaggio e buoni per trasporto di bagaglio gratuito od a prezzo ridotto». Fino a qualche mese fa l'interpretazione era univoca, frutto di un accordo durato diversi decenni: i coniugi ed i figli con meno di 26 anni viaggiavano senza pagare nulla. Bastava esibire una tessera, ma a volte nemmeno quella: bastava dire «sono il figlio del macchinista Esposito» e il bigliettaio passava oltre.

Due anni fa (il presidente Eav era Nello Polese, il direttore generale Valeria Casizzone) fu posto per la prima volta il problema: i sindacati cominciarono a protestare, ma tutto proseguì più o meno come prima. Da tre mesi a questa parte i lavoratori Eav hanno sbattuto contro un muro: le tessere per i figli e i coniugi non venivano più rinnovate, una serie di ordini di servizio ha spiegato che le regole erano cambiate. Nasce da qui lo sciopero flop della Confail: pubblicizzato per giorni, è stato strozzato nella culla grazie a un accordo in extremis con il presidente Umberto De Gregorio, ma anche a causa dell'infernale domenica appena trascorsa, con il black out che ha mandato in tilt la ferrovia. «Senso di responsabilità, hanno detto i sindacalisti. E alle 9 meno 5 minuti è arrivato l'annuncio della revoca dell'agitazione. Ora l'Eav - è questa la sostanza del patto ripristinerà i benefit. Ma non saranno più così smaccatamente convenienti, non sarà più possibile viaggiare senza spendere un euro. Entro trenta giorni formulerà una proposta ai sindacati che terrà conto delle esperienze delle altre società di trasporto pubblico locale d'Italia: lo staff di De Gregorio cercherà soluzioni tra le aziende più efficienti, prendendole a modello. Quando lo farà, si accorgerà che il sistema che vigeva in Circumvesuviana, Sepsa e Metrocampania era pressoché unico.
Nessun'altra azienda del trasporto pubblico locale, in Italia, fa viaggiare i parenti dei dipendenti in maniera totalmente gratuita. Eppure tutte fanno ancora riferimento all'ottuagenario regio decreto, a quella firma «per grazia di Dio e per volontà della nazione» apposta da Vittorio Emanuele III. La maggior parte ha fissato un tetto, un bonus annuale. Qualche anno fa era di 500 euro, ora è diventato di 250 euro: una proporzione non proprio a favore del dipendente, tenendo anche conto dell'aumento del costo della vita. In pratica i figli e i coniugi di chi lavora in ferrovia (ma vale anche per i tram, i bus, le metropolitane e i traghetti) possono spendere fino a 250 euro in titoli di viaggio: accade alla Trieste Trasporti, all'Atp (azienda trasporti provinciali) di Genova, alla Trenord di Milano (la ex Ferrovie Nord, la più simile alla Circumvesuviana per complessità della rete e del servizio), all'Atm Milano, alla Gtt Torino (azienda di trasporti nata nel 2003 dalla fusione di Atm e Satti). Se un parente supera il tetto dei 250 euro può integrare pagando in contanti o scalandoli dalla busta paga del dipendente.

Ma non è questo l'unico sistema adottato in Italia: a Roma, in Atac, si applicano sconti ai familiari a seconda del grado di parentela. I figli beneficiano più degli altri, ma chiunque sta a carico del lavoratore può usufruirne. E, peraltro, anche nella stessa Napoli non tutti vengono trattati allo stesso modo: in Anm, per esempio, ci sono le tessere gratuite per figli, marito o moglie del dipendente ma è necessario versare un piccolo tributo mensile, poche decine di euro. Chi più si avvicina al sistema di Circumvesuviana, Sepsa e Metrocampania è Trenitalia: anche qui il trasporto è gratuito per tutte le tratte regionali, mentre bisogna pagare un biglietto ridotto se si vuole viaggiare sui Freccia Rossa.

Tuttavia, quando a viaggiare è direttamente un dipendente di un'azienda di trasporto, comunque non paga. È davvero difficile che gli venga chiesto il biglietto, a meno che non trovi il controllore zelante. E non perché ci sia una regola: c'è, piuttosto, un tacito accordo. A dirla tutta, ogni giorno in Circum, metropolitana e Anm è pieno di gente che tenta di scansare il ticket esibendo un tesserino. Ma in Eav e in Anm hanno deciso di porre argine all'usanza di non far pagare il biglietto ai dipendenti delle altre aziende di trasporto, con una circolare interna che suona come un monito: «Il personale in servizio è tenuto a far rispettare scrupolosamente la disposizione», c'è scritto.

Va detto che la crociata dell'Eav contro i benefit ai dipendenti non ha grossi riscontri numerici: con circa 2300 dipendenti in tutto, si può ipotizzare che a beneficiare della tessera gratis siano state più o meno 6000 persone. Non tutti si spostano ogni giorno con i mezzi pubblici in cui lavorano i parenti e se consideriamo che solo in Circumvesuviana viaggiano ogni giorno dalle 60mila alle 100mila persone, ci si accorge che l'incidenza sui costi dei «privilegiati» non è altissima. Resta il principio, oltre che la necessità di aggiornare l'interpretazione di un decreto che ha 85 anni di vita. A quello stesso decreto, per esempio, si fa riferimento anche quando si tratta di applicare sanzioni al personale. Accadde questa estate, quando i macchinisti si rifiutarono di percorrere una tratta ritenuta pericolosa e l'azienda comminò le sospensioni, poi ritirate in nome della pax sindacale: anche in quell'occasione le contestazioni arrivarono in nome del re d'Italia.