Titò: «Ho abusato dell'amichetta
ma non ho ucciso io Fortuna»

Titò: «Ho abusato dell'amichetta ma non ho ucciso io Fortuna»
di Marco Di Caterino
Mercoledì 12 Aprile 2017, 00:00 - Ultimo agg. 09:22
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Salta per sciopero della Camera penale di Napoli l’udienza del processo sul delitto di Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni precipitata nel vuoto tre anni fa nel parco Verde di Caivano. E mentre l’aula si svuota, arriva un colpo di scena. Dopo un breve confabulare con il suo legale, l’avvocato Paolino Bonavita, Raimondo Caputo detto Titò, imputato di omicidio e abusi sessuali, si è dichiarato disposto ad ammettere nella prossima udienza del 2 maggio di aver abusato dell’amica del cuore di Fortuna. La ragazzina, che ora ha undici anni, è la prima figlia di Marianna Fabozzi – ex convivente di Caputo, imputata nello stesso processo in concorso per il reato di violenza sessuale - e la grande accusatrice del presunto «orco».

Titò per la prima volta confessa di averla molestata; e lo fa, se pure in maniera informale, di fronte al procuratore aggiunto Domenico Airoma, che si era intrattenuto nell’aula 116 della quinta sessione della Corte di Assise di Napoli dove è in corso il giudizio, diretto dal presidente Alfonso Barbarano e dal giudice a latere Elisabetta De Tollis.

Il lungo monologo di Titò risuona nell’aula vuota. Raimondo Caputo, racconta la sua verità con le mani strette nelle manette, appoggiato alle sbarre della gabbia degli imputati. «Dottò, ve lo ripeto. Sono un ladro, e qualche volta lo ammetto ho toccato l’amica del cuore di Fortuna». E poi arriva un’altra rivelazione.
«Lo facevo e lo sapevano in casa. Sia Marianna, la madre della bimba, che la nonna Angela Angelino», quest’ultima già denunciata per falsa testionianza nel corso del processo. «Lo sapevano e non dicevano niente, dottò». Titò, che si era sempre dichiarato innocente rispetto alle accuse di pedofilia, per la prima volta da tre anni a questa parte esce allo scoperto con un outing clamoroso che spazza via la sua precedente dichiarazione spontanea in aula, quando qualche mese fa ripeteva «non sono uno che guasta i piccirilli».

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