Napoli, tombe degli uomini illustri
è un disastro al Quadrato

Napoli, tombe degli uomini illustri è un disastro al Quadrato
di Pietro Treccagnoli
Lunedì 31 Ottobre 2016, 00:05 - Ultimo agg. 09:17
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Se la cavano in pochi. Giusto Benedetto Croce e Salvatore Di Giacomo. Nel Quadrato degli Uomini Illustri del cimitero di Poggioreale, la livella di Totò è stata crudele, o meglio lo è stata la mano degli uomini che hanno dato sfogo allo spietato vandalismo senza lasciare che i vivi seppelliscano i morti e che dei morti si conservi nella pietra la memoria foscoliana dei sepolcri. È un tormento ciclico che ogni anno, puntualmente in prossimità del 2 novembre, ricorre come un rosario fatto solo di mea culpa. E sì, vedere tombe, cappelle, marmi, busti, steli e sarcofagi nel Quadrato, ma pure attorno, lungo le silenziose stradine costellate di nicchie che portano al cuore del camposanto monumentale, cibarsi di questo spettacolo evoca gli spettri gotici nella nostra mente esausta e l’incubo si trasforma di avvilimento.
 

 

Tutto passa nel mondo della verità, ma niente cambia nel palcoscenico della vanità terrena, soprattutto se tutte le denunce restano inevase. Da anni, da decenni. Tanto che importa, abbiamo di fronte un tempo infinito. Eppure nemmeno i sogni di eternità durano a Napoli. Altrove i cimiteri monumentali sono addirittura mete turistiche. Si va al Pére Lachaise di Parigi per poggiare un fiore sulla tomba di Marcel Proust, di Edit Piaf o di Amedeo Modigliani; si prende il battello, approdando all’isolotto di San Michele a Venezia, per innaffiare le piante cresciute davanti alle lapidi di Joseph Brodskij o Ezra Pound; ci si inoltra nella periferia di Praga, al cimitero ebraico, per collocare un sasso sul sepolcro di Franz Kafka; si sfida la pioggerella perenne di Londra per rintracciare tra i viali di Highgate il monumento funebre di Karl Marx. Tutto questo a Napoli non è nemmeno immaginabile.
 
  

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