Napoli, destino tragico in famiglia
«Fratelli morti nello stesso giorno»

Napoli, destino tragico in famiglia «Fratelli morti nello stesso giorno»
di Susy Malafronte
Mercoledì 26 Ottobre 2016, 09:15 - Ultimo agg. 12:07
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Castellammare. «Il dolore è nel destino della nostra famiglia». Si porta le mani al volto e scuote la testa il cugino di Rino Medaglia, ucciso ieri ad Agerola. È seduto su una panchina, nella penombra, davanti all'obitorio dell'ospedale di Castellammare dove, dal pomeriggio di ieri, giace il corpo senza vita di suo cugino. «Questo dramma - racconta - riapre una ferita aperta 25 anni fa e mai chiusa. Maurizio, fratello minore di Rino, venne ucciso dalla camorra per essersi ribellato al pizzo. Aveva soltanto 19 anni. Lo aspettarono sotto casa tutta la notte, il povero Maurizio, e all'alba due killer lo freddarono con numerosi colpi di pistola. Per un atroce gioco del destino, Rino è stato ucciso lo stesso giorno di suo fratello Maurizio. Il 25 ottobre». Sul movente passionale dell'omicidio il cugino non vuole parlare: «Per me Rino era una brava persona che amava i suoi figli giovanissimi. Altro non mi interessa».

Agerola conta 7mila e 695 abitanti. Si conoscono tutti e tutti conoscevano Rino Medaglia per il suo lavoro presso l'ente comunale e per essere il fratello del giovane coraggioso che ha preferito morire pur di non piegarsi alla camorra. Era anche cognato di un assessore, le mogli sono sorelle. La notizia della tragica morte del geometra 58enne del Comune - incaricato di gestire i fondi europei e la ricostruzione post-terremoto del 1980 - in pochi minuti ha fatto il giro della città.

Il sindaco di Agerola Luca Mascolo è sotto choc. Il suo primo pensieri va ai figli del suo dipendente. Ma anche alla figlia del 46enne che ha investito il geometra. Il primo cittadino, appresa la notizia drammatica, si è precipitato all'ospedale stabiese, speranzoso di poter stringere la mano a Rino e sentirsi dire va tutto bene. «Purtroppo era già deceduto. Ciò che è accaduto è incomprensibile e ingiustificabile».

Una persona mite e riservata, raccontano i colleghi, «nei suoi occhi si leggeva sempre la tristezza per la tragica morte del fratello. Si rimproverava e si tormentava per la sua impotenza: per non aver salvato Maurizio». Con i colleghi non lasciava andare a confidenze, si limitava a parlare solo di lavoro. «Da circa un mese era in malattia - spiega un dipendente comunale - era stato in ospedale. Non sappiamo per quale complicanza di salute, per la sua e la nostra riservatezza, non abbiamo mai saputo perché era in malattia. L'ufficio personale ci ha comunicato che Rino si sarebbe assentato da lavoro per un certo periodo». Parole di sconcerto e di cordoglio viaggiano, anche, sul web. L'intera amministrazione non fa attendere il suo ultimo pensiero per il componente della loro «famiglia».