Tragedia Rosinella: dalla perizia
nuovi elementi sull'affondamento

Il peschereccio recuperato a ottobre 2016
Il peschereccio recuperato a ottobre 2016
di Francesca Mari
Venerdì 17 Febbraio 2017, 09:33 - Ultimo agg. 14:06
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ERCOLANO. Nuovi inquietanti elementi sulle possibili cause dell’affondamento del peschereccio Rosinella, inabissatosi a largo di Gaeta l’anno scorso costando la vita al comandante Giulio Oliviero e ai due marinai tunisini Khalifa e Saipeddine Sassi, padre e figlio. Una prima analisi della perizia sul natante, disposta dalla Procura di Cassino -  titolare delle indagini il sostituto procuratore Marina Marra- e curata dal perito Giovanni Di Russo, esperto di sicurezza della navigazione, acuisce i misteri sulle cause della tragedia e pone nuovi interrogativi.

La perizia, consegnata in queste ore alla parte civile seguita dall’avvocato Giovanni Propenso, conferma l’affondamento in pochi minuti del peschereccio, ritrovato senza alcuna lesione,  alle 21.40 del 19 aprile 2016 e con un piano di sicurezza «contraffatto»: l’Epirb – sonar che si aziona a contatto con l’acqua – non sarebbe stato azionato e la zattera di salvataggio sarebbe stata trovata legata a bordo del natante, probabilmente per timore di furto nel porto di Formia dove il peschereccio restava attraccato per alcuni mesi.

La Procura intende capire come è possibile che il natante sia affondato in così poco tempo e perché il corpo di Oliviero, ritrovato a ottobre scorso, sia stato rinvenuto in una botola dopo che per mesi era stato dato per disperso. L’ipotesi dell’incastro delle reti in un aereo precipitato anni fa in quel tratto sembrano smentite dall’accertamento che il Rosinella sia stato trovato a più di un miglio di distanza. In attesa dei risultati dell’autopsia disposta sul corpo del comandante Giulio Oliviero, gli inquirenti cercano di sciogliere questi nodi e i familiari cercano soltanto di chiarire le cause di quella dolorosa tragedia.
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