Umberto Eco. Addio all'«intellettuale totale» nella sua Milano i funerali laici

Umberto Eco. Addio all'«intellettuale totale» nella sua Milano i funerali laici
di Roberto Carnero
Domenica 21 Febbraio 2016, 11:01
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Al lavoro fino all'ultimo, fino a quando le forze glielo hanno consentito: Umberto Eco, il Professore, «l'intellettuale totale» che tutto il mondo della cultura piange in queste ore, se ne è andato così: nella bella casa milanese piena di libri, con le finestre che si affacciano sul Castello Sforzesco, dove martedì si svolgeranno i funerali laici. Era ammalato da tempo di tumore al pancreas, il grande semiologo, ma nessuno si aspettava che le sue condizioni si aggravassero così repentinamente. Venerdì a tarda sera si è spento, a 84 anni, e la notizia, subito circolata in rete, è stata poi confermata dalla famiglia, dalla moglie Renate e dalla figlia Carlotta, al giornale con cui collaborava, «la Repubblica».

Da due anni Eco lottava con il tumore, ma aveva scelto, con l'avanzare del male, di non farsi ricoverare in ospedale. Finché ha potuto, ha cercato di condurre una vita il più possibile normale. Da dieci giorni, invece, c'era stato un peggioramento delle sue condizioni di salute, come avevano saputo gli stessi frequentatori della Scuola superiore di Scienze umanistiche dell'Università di Bologna, dove il Professore era stato docente. Ieri i primi fiori, davanti al portone di casa, li ha portati una coppia di giovani. Non ci sarà una camera ardente, ma solo il saluto laico di martedì al Castello. La moglie e la figlia di Eco vi hanno fatto un sopralluogo in vista della cerimonia che si terrà alle 15.00 con rito civile, come da disposizioni testamentarie. «I suoi desideri erano coerenti con la sua vita, che è stata profondamente laica» dice l'editore e amico Mario Andreose. In casa sono saliti solo gli intimi della famiglia, per discutere forse gli ultimi dettagli della cerimonia. Rientrando, Carlotta si è chinata a raccogliere una rosa bianca lasciata da uno studente.

Tra le tante voci di cordoglio, quella di Vittorio Sgarbi, che chiede funerali di Stato per «un testimone universale della grande civiltà italiana».Il prossimo 12 maggio Eco avrebbe dovuto recarsi a Torino per l'inaugurazione della ventinovesima edizione del Salone internazionale del libro. Non potrà farlo, ma sarà ugualmente tra i suoi protagonisti, come annunciano la presidente Giovanna Milella e il direttore Ernesto Ferrero. «Restano memorabili», ricordano, «le sue numerose apparizioni al Salone, fra cui la lectio magistralis tenuta nel 2007 per inaugurare la ventesima edizione della kermesse». Proprio nella stessa giornata del 12 maggio, il Salone gli dedicherà un ricordo speciale attraverso testimonianze e letture. Sempre al Lingotto Eco avrebbe tenuto a battesimo il varo della casa editrice La Nave di Teseo e avrebbe presentato il suo nuovo libro Pape Satàn Aleppe, che raccoglie le migliori «bustine di Minerva», la rubrica che scrisse per «L'Espresso» a partire dal 1985.

Forte e diffuso il cordoglio della città di Milano, alla quale lui di origini piemontesi (era nato ad Alessandria il 5 gennaio 1932) era molto legato e dove - come confida Mario Andreose - «andava in giro con i nipotini a fargli vedere i Navigli o la chiesa di San Bernardino e la domenica passeggiava tra i mercatini artigiani di piazza Cordusio». Il sindaco, Giuliano Pisapia, ha affidato le proprie condoglianze a Facebook: «Addio, maestro e amico, genio del sapere innamorato di Milano, uomo di sterminata cultura e di grande passione politica. Milano senza di te è triste e più povera. Ma Milano è orgogliosa di essere la tua amata città. Averti avuto vicino in questi anni è stato un grande privilegio per me, per tutti i tuoi studenti, per i milioni di persone che hanno letto e amato i tuoi libri in tutto il mondo, per chi ha avuto la fortuna di starti vicino, di ascoltarti quando parlavi e affascinavi tutti».

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