Università, il Sud si svuota: crollo di iscritti mentre cresce divario con il Nord

Università, il Sud si svuota: crollo di iscritti mentre cresce divario con il Nord
di Gianfranco Viesti
Sabato 2 Gennaio 2016, 08:36 - Ultimo agg. 09:14
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Con l’anno nuovo converrà discutere molto dell’università italiana, ed in particolare di quella del Sud. I cambiamenti avvenuti negli ultimi sette anni sono stati infatti radicali, e per molti versi negativi. Senza una profonda riflessione e un mutamento delle politiche in corso, l’intero sistema dell’istruzione superiore italiano diventerà ancora più debole; quello del Mezzogiorno sarà a rischio di un ulteriore, drastico ridimensionamento. Non è proprio quel che serve all’Italia, alle sue regioni più forti e ancor più a quelle più deboli: nell’economia di oggi e ancor più di domani, contano le capacità dei lavoratori; e queste le fornisce, in misura significativa, proprio l’istruzione superiore.
Quel che è successo e il quadro attuale sono dettagliatamente documentati in un rapporto di ricerca, curato da chi scrive, che sarà pubblicato dall’editore Donzelli a fine febbraio, ma la cui sintesi è già disponibile sul sito della Fondazione Res di Palermo (www.resricerche.it), che l’ha promosso. Il messaggio di fondo è semplice: l’università italiana è diventata assai più piccola, e molto più squilibrata territorialmente; a danno del Centro-Sud, ed in particolare del Mezzogiorno.

Le cause di questa trasformazione sono molteplici. Non vanno taciute in primo luogo responsabilità degli atenei, specie del Sud: molti dati del Rapporto mostrano una capacità di innovarsi e migliorarsi che avrebbe potuto essere ben maggiore; materia per riflettere e agire. La demografia non aiuta: con un calo della popolazione più giovane, che si manifesta molto più a Sud che a Nord a causa della differente presenza di immigrati. La crisi economica aiuta ancora meno: con le difficoltà, specie per le famiglie di reddito più modesto, di coprire i costi dell’istruzione superiore, significativamente aumentati; e con un crescente scetticismo sull’utilità degli studi: ingiustificato, ma alimentato da una discussione pubblica assai superficiale. L’esito di questi fattori si vede anche nel calo degli immatricolati, che si verifica in tutto il paese; ma in misura più intensa al Sud, dove nel giro di un decennio sono scesi da 136 mila a meno di centomila.

 
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