Vesuvio a fuoco, l’ipotesi:
una manovra diversiva

Vesuvio a fuoco, l’ipotesi: una manovra diversiva
di Rosa Palomba
Lunedì 25 Luglio 2016, 12:25
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Benefiche giornate di pioggia. Contribuiscono a tenere a bada il fuoco e anche di più. Consentono agli investigatori di allentare la tensione sull'emergenza e a concentrarsi sui servizi di intelligence. Dopo sei giorni, l'incendio sul Vesuvio è domato, circoscritto. L'area resta sotto stretto controllo anti-fiamme, ma tutto il territorio è sotto la pressione delle indagini. Gli esperti del Metodo evidenze fisiche stanno raccogliendo, analizzando e valutando tutti gli elementi recuperati finora.

E molto ancora è stato predisposto. Intensificati i controlli e la concentrazione di uomini in borghese in tutta l'area del cratere, aumentate le videocamere e verificato il funzionamento di quelle già installate, servizi di appostamento. Ieri, alla vista di un elicottero della Forestale in ricognizione nel cielo sopra il vulcano, quattro persone sospette si sono rapidamente allontanate. Se abbiano lasciato tracce, se siano stati individuati, è un'altra pagina del dossier su cui lavorano le procure di Torre Annunziata, Napoli e Nola, con gli esperti della Forestale diretta dal generale Sergio Costa. Molte ipotesi per un movente. Poco privilegiata ma non accantonata la pista piromani, in queste ore gli investigatori stanno lavorando sulla possibilità che i roghi appiccati in cinque dei tredici Comuni che ricadono nella giurisdizione dell'ente Parco Vesuvio potrebbe essere stata una manovra diversiva, un depistaggio. Gli investigatori non trascurano infatti l'ipotesi che mani criminali abbiano acceso quei fuochi per costringere le forze dell'ordine a concentrarsi in quella zona per poter compiere indisturbati attività illecite lungo altri versanti del Vesuvio, e perfino nelle città che lo circondano.

Versanti più interessanti, storici luoghi di discariche fuorilegge e migliaia di case abusive. E nell'ambito del mattone pirata, resta perciò alta l'attenzione investigativa sulla possibilità che quei roghi siano stati una ritorsione contro le delibere per il dispossamento e lo sgombero di case abusive, che l'ente Parco sta facendo notificare. Controlli antiroghi e non solo. Sotto la pressione delle forze dell'ordine anche i titolari di fabbriche che sversano illegalmente rifiuti e poi li incendiano. Come fanno con gli scarti tessili i cinesi che hanno laboratori clandestini. Ieri i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata e i militari della stazione di Terzigno hanno bloccato un furgoncino carico di sacchi che probabilmente sarebbero stati nascosti e poi dati alle fiamme. Magari in uno dei disabitati e oscuri sentieri del cratere. Occhi puntati anche su eventuali traffici e interramento di rifiuti tossici. «Nel territorio c'è un controllo a tappeto. Spento l'incendio non ci siamo fermati - dice il generale Costa - tutti gli uomini sono concentrati sul territorio circostante il Vesuvio».

Indagini e conti, anche se provvisori. Per il momento, la Forestale ha impegnato in doppi e tripli turni circa 50 uomini disposti sul fronte del fuoco che l'altra notte ha travolto anche la collina dei Camaldoli a Napoli, altre trenta unità sono impegnate nelle attività di indagine e di laboratorio, tutti gli elicotteri hanno volato dall'alba al tramonto per sei giorni. Le cifre non sono definitive e vanno aggiunte ai costi della Regione e dei vigili del fuoco, ma si parla di circa un milione di euro a cui va aggiunto un costo al momento incalcolabile. Oltre 200 ettari di vegetazione sono stati attraversati dalle fiamme. Ancora non si sa quanti alberi e quanta Macchia Mediterranea sia stata distrutta. E poi la fauna: pregiatissime specie di volatili migratori e stanziali, e milioni di mammiferi a cui il fuoco ha tolto la vita, i nidi, i cuccioli e la parte di habitat scelta per sopravvivere. «Il fuoco ha interrotto diverse generazioni di animali», aggiunge il generale Costa. Un disastro ambientale che aggiunto all'incendio doloso, prevede condanne fino a 20 anni di carcere. E non è finita: ieri, la protezione civile ha lanciato l'allerta gialla per la Campania. Per le prossime 24 ore temporali di diversa intensità potrebbero colpire la regione.

Poi l'estate certamente ricomincerà ma intanto, dopo gli incendi di questi giorni gli esperti prevedono possibili e pericolosi effetti al suolo con dilavamento nelle aree interessate dai roghi e chiedono ai Comuni di «attivare tutte le misure necessarie per prevenire e mitigare i fenomeni attesi».

Il rischio idrogeologico è dunque nuovamente in agguato: «Quei 50 centimetri di aghi di pino distrutti da cinque giorni di fuoco, con i loro miliardi di lombrichi consentivano la formazione dell'humus e l'attecchimento delle radici, che contengono le piogge e abbattono il rischio frane», conclude la Forestale.

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