Via Marina, slalom lumaca tra i cantieri a 8 km orari

Via Marina, slalom lumaca tra i cantieri a 8 km orari
di ​Paolo Barbuto
Martedì 13 Settembre 2016, 11:02 - Ultimo agg. 23:46
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Freno, frizione, acceleratore, frizione e poi freno, freno pigiato all’infinito: il dramma di via Marina non può essere raccontato fermandosi a guardare sul ciglio della strada. Va vissuto in prima persona.
Così ieri mattina ci siamo messi alla guida, pronti a lanciarci nel caos della strada più importante della città, e per rendere una testimonianza «perfetta» di quel che accade, abbiamo pure montato una telecamera dentro la vettura: puntata sulla strada per riprendere ogni dettaglio. Il video potete andarlo a guardare sul nostro sito, ilmattino.it e se avrete la pazienza di andare a guardarlo (dura poco, non preoccupatevi) scoprirete certi dettagli che qui, sulla carta, non si riescono a raccontare.

Partenza di buon mattino, dal Vomero. Purtroppo per aggregarsi all’esercito di auto che a quell’ora entrano in città bisogna prima uscire dalla città: e qui c’è il primo durissimo impatto perché la Tangenziale è un fiume di automobili. Tutte ferme. Bisogna armarsi di pazienza e aspettare più di mezz’ora per raggiungere lo svincolo d’uscita dalle autostrade, quello che si infila, appunto, su via Marina.
Dopo aver sopportato il terrificante blocco della Tangenziale pensi che tutto sarà semplice. Anche se sai che stai per andare a «sbattere» contro il muro dell’uscita autostradale. Tasto «start» della telecamera, pulsante del cronometro premuto con forza: pronti via. Vi raccontiamo subito il finale: per coprire poco più di tre chilometri dallo svincolo a Piazza Municipio ci sono voluti ventuno minuti.

Il primo ingorgo, quello più «tosto», avanza a lentissimi singhiozzi perché si avvia esattamente verso il fulcro del cantiere. Prima c’è da sgomitare per inserirsi nella viabilità ordinaria, poi siccome le corsie da tre passano a due e infine a una sola, non basta più sgomitare, bisogna mostrare muscoli, digrignare i denti, far rombare il motore in segno di sfida per ottenere spazio. Ma tutti gli altri sono più esperti e ti fregano che è una bellezza. Sette minuti di freno, frizione, acceleratore, sgomitate, occhiatacce. Una fatica psicologica oltre che fisica, anche perché il sole di settembre è caldo come quello di agosto ma qui non c’è la spiaggia...
La porzione più fastidiosa del cantiere è superata. Evviva. Si va piuttosto rapidamente anche nelle incredibli gimkane causate dai lavori in corso. C’è una deviazione un po’ pazzerella per chi deve arrivare alla stazione ferroviaria: segui la freccia e fai la circumnavigazione del parcheggio Brin poi, olè, ti ritrovi sulla stessa strada che stavi percorrendo prima e ti chiedi: perché ho dovuto eseguire questa piroetta?

Se invece resti sulla strada principale, superato l’incrocio con corso Garibaldi scopri che il traffico torna ad essere quello consueto, anche se non ci sono cantieri a rompere le scatole: semafori poco intelligenti tengono bloccate in coda centinaia di auto che impiegano troppo tempo prima di superare incroci ai quali, dalle vie perpendicolari, solo quattro gatti manifestano l’intenzione di passare. Passa il tempo, minuto diciotto, ti scontri con il rosso all’altezza di Portosalvo e capisci che adesso sei inesorabilmente prigioniero della paralisi napoletana. 
Anche qui il gioco frizione-acceleratore diventa un tormento.

Soffri in silenzio, sai che è quasi finita perché al tuo orizzonte spunta il Maschio Angioino: il traguardo è dietro l’angolo. Però dietro l’angolo c’è pure una carrozzella trascinata da un cavallo vecchietto e molto, molto lento. Dietro di te le auto sorpassano a gran velocità, fregandosene della doppia striscia. Vorresti farlo anche tu, ma la telecamera montata a bordo conserverebbe in eterno il ricordo dell’infrazione. Cloppete-cloppete, frizione-acceleratore. Minuto 21 e 03 secondi, finalmente puoi sorpassare la carrozzella in piazza Municipio e accostare: la missione è compiuta. Velocità media inferiore agli otto chilometri all’ora. Niente male.

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