Viaggi esotici e sogni di potere: la vita breve dell’aspirante boss ucciso a 21 anni

Viaggi esotici e sogni di potere: la vita breve dell’aspirante boss ucciso a 21 anni
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 18 Settembre 2017, 22:43 - Ultimo agg. 19 Settembre, 23:10
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Non ci riuscirono neppure nelle fasi peggiori della faida. Andare là sotto, nel covo dei Notturno, era una cosa impensabile anche per i killer di Cosimo Di Lauro, che pure diedero vita tredici anni fa a tentativi di epurazione stile balcanico, a colpi di benzina buttata sotto la porta di ingresso e di fiamme appiccate per cacciare i rivali dalle case popolari. Era impensabile passare per via Ghisleri, deviare in via Fratelli Cervi, sfondare il bunker dei Lotti Ta-Tb, mettere a segno un omicidio eccellente - contro uno dei rampolli dei Notturno - e rifare il percorso a ritroso, sperando di battere in ritirata senza un graffio, magari uscendo a testa alta dalla zona dello Chalet.

Impossibile fino a qualche mese fa, assolutamente realizzabile oggi che la famiglia dei Notturno - forse la prima a rivoltarsi contro Cosimo Di Lauro, nell’ormai lontano 2004 - ha perso peso politico agli occhi delle altre famiglie di spacciatori. Un agguato figlio dei tempi che corrono, dopo il pentimento dello scorso maggio di Gennaro Notturno, zio di Nicola il «chiatto», del 21enne ucciso la notte scorsa sotto casa. Potrebbe non c’entrare niente come causa scatenante, la storia del pentimento di Gennaro con la morte del nipote Nicola, di sicuro rappresenta la chiave di volta dello scenario attuale, lo sfondo in cui si è consumato il delitto della scorsa notte.

 

 

Nessuna possibilità di difesa da parte del 21enne, che ha abbozzato una fuga per una ventina di metri, appena uscito dall’auto con la quale rincasava passata la mezzanotte. Look stile Isis, con barba folta e occhiali scuri, una faccia da ragazzo che si atteggia a duro, immortalato sui social in posti esotici in recenti vacanze estive. Ieri notte, la sua presunta ascesa criminale è stata soffocata sul nascere, sotto casa. Ha provato a correre, ma sapeva di essere spacciato, in quanto mollato dal sistema di protezione che ha tutelato la famiglia per anni, a dispetto delle tre faide che negli ultimi 13 anni si sono abbattute in zona Scampia. Ucciso perché i conti non tornavano, nella distribuzione dei soldi da far girare agli affiliati e settembre si sa è un mese decisivo per impostare tregue, alleanze, equilibri.

E per rivedere la gestione della cassa comune, quella che serve a foraggiare i detenuti, a partire dai boss reclusi ormai da qualche anno. Un sistema - quello di via Fratelli Cervi - aggredito in questi anni dalle indagini del pool anticamorra dell’aggiunto Filippo Beatrice e dei pm Maurizio De Marco e Vincenza Marra, pesantemente ridimensionato per volume di affari, ma comunque operativo anche negli ultimi mesi. Basta un esempio tratto da un recente provvedimento di fermo, per capire di cosa stiamo parlando: dalle carte che hanno portato al recente arresto di Ciro Mauriello, indicato come esponente degli Amato–Pagano (con cui i Notturno hanno dato vita alla scissione contro il clan Di Lauro) è emerso che ogni mese vengono versati circa trecentomila euro solo per gli stipendi ai carcerati.

 

Una fotografia del potere economico degli scissionisti tra il 2012 e il 2017, alla quale il gip del Tribunale di Napoli ha prestato fede, a dimostrazione del giro d’affari che resta radicato proprio in quella zona. Ventuno anni, aspirante al trono che è stato del padre Raffaele (detenuto dal 2012), nipote di boss e reggenti che per anni hanno fatto girare la cocaina a Napoli e dintorni, aveva cercato di imporsi nel sistema dello spaccio locale. Meno soldi, meno file all’esterno degli scantinati, piazze di spaccio «liquide» e meno vistose. Ma comunque funzionali, operative, al punto tale da rimanere una voce attiva nell’economia criminale locale, il primo indotto del sistema malavitoso retto da clan vecchi e nuovi. 

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