Villaricca. Il boss Ferrara preso mentre guardava la partita del Napoli. Finti cameraman per stanarlo

Villaricca. Il boss Ferrara preso mentre guardava la partita del Napoli. Finti cameraman per stanarlo
di Mariano Fellico
Sabato 20 Febbraio 2016, 13:53
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VILLARICCA. Si erano finti cameramen di una tv per riprendere la villa del boss il giorno prima del blitz ma erano stati «invitati» ad allontanarsi. Mercoledì il sopralluogo dei carabinieri nel parco Nuovo Mondo di Villaricca, dove c'è il bunker del boss Domenico Ferrara. Il ras pretendeva una tangente di 220mila euro da un avvocato che aveva acquistato all'asta dei locali commerciali al corso Europa. I militari sono entrati in azione giovedì e hanno fermato Vittorio Amato, i fratelli Rocco e Giuseppe Ruocco, Luigi Tambaro, Aldo Tambaro e Giuseppe Tambaro: tutti bloccati a casa del «padrino» mentre guardavano la partita Villareal-Napoli.
 

Impegnati nell'operazione 150 carabinieri e un elicottero. I militari hanno bussato al portone: poi l'irruzione nella villa-bunker circondata da mura alte quattro metri e controllata da decine di telecamere. I sette fermati sono accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Ad incastrarli è stata la stessa vittima grazie alle telecamere e alle cimici che aveva nel suo studio. Un anno fa l'avvocato-imprenditore, ora sotto scorta, ha ricevuto la visita dei fratelli Ruocco, che gli hanno portato «l'imbasciata di don Mimì»: «Il boss era arrabbiato per l'acquisto all'asta dell'immobile e doveva rivenderlo ad una persona da lui identificata». Il «prescelto» era stato indagato in passato per presunti legami con i Mallardo di Giugliano: avrebbe dovuto vendere l'immobile per 500mila euro e versare la metà alla «cassa del clan». È il gennaio del 2015. Ad aprile la vittima ha deciso di raccontare tutto ai carabinieri portando con sé le registrazioni audio-video degli incontri. Nei filmati si vedono entrare e uscire tutti i personaggi fermati nel blitz, tranne il ras. Da aprile sono partite le intercettazioni ambientali dei carabinieri. Telefonate, minacce e poi l'incontro con il boss, che concede uno «sconto»: 30mila euro in meno grazie all'intervento di uno dei fermati che poi pretendeva 2mila euro per l'interessamento. Oggi l'interrogatorio nel carcere di Secondigliano. Le sette persone coinvolte (difese dagli avvocati Gustavo e Giovanni Pansini, Andrea Rescigno e Nunzio Mallardo) dovranno difendersi dall'accusa di estorsione con l'aggravante del metodo mafioso.
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