«Vittorio rivelò: prima o poi
mio fratello mi ammazzerà»

«Vittorio rivelò: prima o poi mio fratello mi ammazzerà»
di Maria Chiara Aulisio
Giovedì 8 Dicembre 2016, 00:00 - Ultimo agg. 26 Gennaio, 11:12
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«Sì, è così: Vittorio mi aveva più volte confessato di temere per la sua vita, negli ultimi tempi era agitato e molto preoccupato. “Prima o poi mio fratello mi ucciderà, vedrete che lo farà: ne sono convinto”. Me lo aveva detto anche qualche giorno prima che morisse in quella maniera assurda». A parlare è uno dei più cari amici di Vittorio Materazzo, l’ingegnere napoletano ucciso lo scorso 28 novembre a pochi passi dall’ingresso del palazzo di viale Maria Cristina di Savoia dove abitava con la moglie e i due figli. Lo ha raccontato ieri pomeriggio, al termine del funerale nella chiesa di Piedigrotta, distrutto dal dolore, mentre salutava gli amici più cari, ma soprattutto lo aveva già riferito agli investigatori subito dopo l’omicidio.

Un lungo interrogatorio a poche ore dalla morte dell’ingegnere, un confronto serrato con gli inquirenti sulle paure, le confidenze e le angosce confessategli dall’amico al quale, per la verità, l’uomo aveva dato poco peso. O meglio: come probabilmente avrebbe pensato chiunque vivendo quel contesto familiare così normale e tranquillo, anche lui, uno dei suoi amici più cari, aveva immaginato che si trattasse di una esagerazione dell’ingegnere per descrivere un rapporto, forse, non particolarmente sereno con suo fratello. Niente di più. L’uomo è stato il primo a recarsi in questura, lo ha fatto la stessa sera dell’omicidio insieme con una delle sorelle di Vittorio, anche lei depositaria di una serie di confidenze da parte dell’ingegnere: il corpo dell’amico era ancora a terra quando lui raggiungeva gli uffici di via Medina per riferire il contenuto delle sue ultime conversazioni con Vittorio. Un grande affetto lo legava all’ingegnere Materazzo, un’antica amicizia nata molti anni fa che li aveva visti sempre molto uniti, accomunati anche dalla medesima passione per lo sci che condividevano sui campi di Roccaraso in compagnie delle rispettive famiglie.

Un vero e proprio schianto la notizia della morte di Vittorio ucciso a coltellate mentre faceva ritorno a casa, una storia agghiacciante che - dice - «spero si concluda al più presto».

E poi aggiunge: «Per adesso non voglio parlare, ho promesso alla sua famiglia che non avrei detto altro: siamo tutti in attesa del risultato dell’esame del dna, fino ad allora sarà silenzio, risentiamoci nei prossimi giorni. In ogni caso lasciamo lavorare serenamente gli investigatori». Vittorio, dunque, temeva per la sua vita e soprattutto - come è stato subito riferito agli inquirenti - aveva identificato il pericolo in suo fratello Luca, 36 anni, il più piccolo della famiglia, al momento unico indagato per omicidio in una vicenda investigativa - coordinata dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso e dai pm Francesca De Renzis e Luisanna Figliolia - ancora tutta assolutamente aperta.

Intanto, c’è grande attesa in famiglia, la moglie e le sorelle dell’ingegnere aspettano i risultati del dna, ci vorrà ancora qualche giorno ma poi - assicurano - la vicenda si chiarirà definitivamente.
Sotto esame le tracce biologiche trovate su alcuni reperti raccolti dopo l’omicidio in attesa di essere comparate con il corredo genetico dell’unico indagato. Sgomento e voglia di verità, dunque, nella famiglia Materazzo. La moglie di Vittorio lo aveva detto con chiarezza in una intervista al Mattino all’indomani della morte del marito: «Lasciamo lavorare gli investigatori nei quali abbiamo grande fiducia: non spetta a noi ipotizzare possibili esecutori e mandanti. Noi abbiamo solo il compito di tutelare la nostra famiglia e i nostri figli che sono ancora piccoli e hanno bisogno di protezione».




 
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