Napoli, le locazioni folli del Comune: 31 contratti a partiti e sindacati, almeno la metà a metà prezzo

Napoli, le locazioni folli del Comune: 31 contratti a partiti e sindacati, almeno la metà a metà prezzo
di Vittorio Del Tufo
Martedì 9 Febbraio 2016, 08:18 - Ultimo agg. 10 Febbraio, 09:25
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Come Roma, peggio di Roma. Vivere in abitazioni di pregio a prezzo stracciato, o prendere in affitto negozi e garage pagando al Comune cifre vergognosamente basse, non è una prerogativa della sola Capitale. L'affittopoli in salsa napoletana è uno scandalo altrettanto grave che si trascina da almeno vent'anni, il frutto maleodorante e marcio di una malagestione del patrimonio pubblico cui nessuno è riuscito finora a porre rimedio. E sul quale si sono ora accesi i riflettori della Corte dei Conti: meglio tardi che mai. Ma recuperare i quattrini perduti, è bene chiarirlo subito, è un'impresa titanica di fronte a un bubbone di tali dimensioni, soprattutto dopo che per tanto tempo si è fatta carne di porco dei valori di mercato. Vivere a Chiaia e a Posillipo in una casa del Comune? Bastano 170 euro al mese, centesimo più, centesimo meno. 

E stiamo parlando, attenzione, del valore medio relativo all'affitto di immobili, per uso abitativo, nelle due zone dove sorgono gli immobili di maggior pregio della città.Al Vomero e all'Arenella va addirittura meglio (per gli affittuari): la media mensile è di 163 euro al mese. A Chiaia e Posillipo i negozi di proprietà del Comune sono affittati, in media, a 1253 euro al mese. Al Vomero si scende addirittura a 240 euro al mese. Duecentoquaranta euro per un negozio in affitto. A squadernare i dati di questo enciclopedico spreco, specchio di una gestione clientelare e dissennata del patrimonio immobiliare pubblico, è la società di servizi comunali Napoli Servizi, che nel tentativo di recuperare il tempo perduto e, soprattutto, di stanare gli evasori, ha fatto partire le lettere di messa in mora. Sapendo bene, però, che per il passato molte posizioni sono andate prescritte.La geografia di Affittopoli è democratica e orizzontale, si spreca in centro come in periferia, si spreca per le abitazioni di lusso come per le case di edilizia popolare, si spreca per i negozi come per i garage.

Le dimensioni dello scandalo sono talmente ampie da aver generato una morosità per 88 milioni di euro, molti dei quali non saranno mai recuperati. Un bubbone che è la somma di molti sprechi e di tanti, troppi occhi chiusi. Sono morosi cittadini e commercianti, ma sono morosi anche i sindacati e i partiti. Di recente, Napoli servizi ha censito 31 contratti con partiti politici, passando sotto la lente di ingrandimento rapporti con il Comune riguardanti formazioni politiche di ieri e di oggi: sono lì in affitto da una ventina d'anni e non pagano neanche un euro, per conservare la loro sede. È rappresentato l'intero arco costituzionale: si va da Alleanza Nazionale ai Democratici di Sinistra, da Forza Italia a Rifondazione Comunista, dai Comunisti Italiani ai Verdi, dal Pd al Partito Popolare Italiano, dal Pdl ai Repubblicani Democratici, e altri ancora. Dei 31 contratti sotto osservazione, ben 17 beneficiano, per gentile concessione, di uno sconto del 50 per cento sulle tariffe di mercato stabilite con una delibera del 95, in quanto associazioni senza scopo di lucro con finalità pubbliche.

È bene precisare che quel prezzo di mercato era diverso da quello odierno perché si fondava sul valore catastale, dunque erano affitti a prezzi stracciati su cui è stato praticato un ulteriore sconto. Canoni irrisori che nella maggior parte dei casi, afferma Napoli servizi, continuano a non essere pagati.Il patrimonio del Comune, oggi, ammonta a circa 60mila immobili. Sono 30.495 gli alloggi, 23.191 i locali e i depositi, 481 le scuole, 563 i fondi rustici, 1235 i suoli, 251 i monumenti e le chiese. Tante spese, guadagni irrisori. Nell'indifferenza di tutti, finora. Fino al dicembre 2012 la gestione del patrimonio immobiliare napoletano era affidata in appalto alla Romeo, poi è tornato tutto in mano al Comune che ha internalizzato il settore affidandolo alla Napoli servizi, che gestisce il patrimonio immobiliare e urbano in regime di house providing.

Quella che è in atto in questi mesi è una corsa contro il tempo per fermare lo tsunami di sprechi che si è abbattuta sulle casse comunali. Ma Domenico Allocca, amministratore unico di Napoli servizi, sa bene che ottenere da tutti gli affittuari somme mensili corrispondenti ai valori di mercato è un po' come voler svuotare l'oceano con un colino da tè. La mia società - ammette Allocca - incassa il 44 per cento di quello che bolletta, dunque meno della metà. Più nel dettaglio: dei 33 milioni di affitti bollettati ogni anno il Comune di Napoli, attraverso la Napoli servizi, ne incassa 15 milioni. Le raccomandate di messa in mora sono partite per stanare chi, oltre a beneficiare degli affitti a prezzo stracciato, si configura come evasore totale o parziale. L'obiettivo è impedire che il decorso del tempo faccia scattare la prescrizione dei crediti. Ma per il passato non si può intervenire ed è improbabile che, con riferimento al passato, le morosità riscontrate possano essere riassorbite nelle casse del Comune.

Insomma, i buoi sono scappati dalla stalla: non a caso la magistratura contabile, che sta indagando per il danno erariale, ha acceso i riflettori sulla spesa sostenuta dal Comune (ben 214 milioni di euro nel periodo che va dal 99 al 2009) per la gestione del patrimonio immobiliare, a fronte di risultati del tutto irrisori. Il magistrato istruttore della Corte dei Conti, Antonello Colosimo, nella sua relazione del 2005 aveva già fatto le pulci al Comune: «Si rileva una scarsa attenzione della risorsa patrimonio, in quanto non è stato tempestivamente predisposto un piano per un utilizzo ottimale delle unità immobiliari». E oggi? Napoli servizi - afferma Allocca - costa dieci milioni di euro l'anno ed è finalmente riuscita ad avvalersi di un software adeguato per decifrare la mole di incartamenti ereditati dalla precedente gestione.

Il nuovo software, costato 100mila euro, è attivo da poco e ha consentito di spulciare le posizioni di tanti morosi che fino a oggi l'hanno fatta franca. Quello della mappatura del patrimonio è un capitolo per certi versi ancora inesplorato. Quando, nel dicembre 2012, la Romeo riconsegnò al Comune il materiale in formato excel relativo al patrimonio, si scoprì che quei dati non potevano essere «mappati» perché le informazioni, tecnicamente, non erano «correlate», e non si disponeva degli strumenti tecnologici per collegare i singoli immobili agli effettivi proprietari. Ci sono voluti dunque oltre tre anni, al Comune, per dotarsi di un software finalmente in gradi di decifrare quella massa di dati. Di fatto, si è dovuto ripartire da zero.Se il grosso degli sprechi è negli alloggi di edilizia popolare, molti dei quali, tra l'altro, ancora occupati abusivamente, sono i dati relativi agli esercizi commerciali e agli immobili di pregio quelli destinati a fare più rumore.

Un fardello insostenibile da sostenere, per le casse del Comune, che riesce a recuperare, con una sorta di pesca a strascico e in un quadro di diffusi ritardi amministrativi, solo le briciole.

Così si arriva ai paradossi evidenziati dalla Napoli servizi. Sono 334 i rapporti di locazione nelle zone più eleganti della città, di cui 278 tra Chiaia, Posillipo e San Ferdinando e la parte rimanente al Vomero-Arenella. La palma dello scandalo spetta alla media mensile del canone di locazione a Chiaia e Posillipo: 170 euro al mese. Appartamenti di tipo signorile in zone di pregio, dunque, rendono quanto case popolari. Uno scandalo al quale si cerca solo oggi di porre rimedio, tra mille difficoltà. Eppure l'evidenza dei numeri è raggelante. Rendita quasi pari a zero per numerosi immobili di prestigio, come lo storico Palazzo Cavalcanti, in via Toledo, per il quale il Comune riscuote canoni mensili del tutto inadeguati. Una barzelletta che però non fa ridere nessuno.