Voto di scambio, sospetti dei pm sul Pd Caputo

Voto di scambio, sospetti dei pm sul Pd Caputo
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 17 Luglio 2015, 10:02 - Ultimo agg. 10:12
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Bella quella festa, con ragazze in minigonna («tipo quelle che stanno in America»), fiumi di vino («di quello venduto anche ai cinesi») e 1800 invitati, con tanto di volti noti e personalità cittadine. Bella quella festa elettorale, con qualche particolare kitch, visti i tovaglioli con il volto del gran cerimoniere, il consigliere regionale (oggi europarlamentare Pd) Nicola Caputo.



Sono i particolari emersi dagli atti dell'inchiesta culminata giorni fa negli arresti di imprenditori del comune casertano Villa di Briano, ritenuti collusi con il sistema criminale locale. Intercettazioni, accertamenti di polizia giudiziaria, un quadro investigativo che punta dritto al politico Pd, l'italiano più attivo a Strasburgo (dicono le fonti aperte), un passato da leader in consiglio regionale. Chiaro il ragionamento investigativo: tra il 2009 e il 2010, avrebbe sbloccato (o facilitato) appalti pubblici in cambio di voti, incassando anche massicci finanziamenti per la sua campagna elettorale. Vicenda ancora allo stato iniziale, logico pensare che ci siano accertamenti in corso a carico di Caputo per ipotesi di voto di scambio.



Verbali depositati agli atti dell'inchiesta che vede coinvolti i fratelli Nicola e Dionigi Magliulo, a proposito della realizzazione dello svincolo sullo statatle Nola-Villa Literno. Una strada, un progetto su cui gravano pesanti sospetti. È il 21 maggio del 2010, quando l'imprenditore Benito Lanza viene intercettato mentre parla del presunto patto affaristico-elettorale: i Magliulo - dice - avrebbero finanziato la campagna elettorale di Caputo, investendo fino a centomila euro. Spiega Lanza al suo interlocutore, riferendosi ai fratelli Magliulo: «Quello mi dice che sta lavorando da quattro anni per la campagna elettorale per la regione e che ci ha rimesso fino a 100mila euro». Ma cosa avrebbe spinto i due Magliulo a sostenere Caputo? Un finanziamento milionario per lo svincolo autostradale, che - sostengono gli inquirenti - sarebbe arrivato realmente un mese prima del voto. Inchiesta condotta dal pool guidato dall'aggiunto Giuseppe Borrelli, dai pm Sandro D'Alessio, Maurizio Giordano, Catello Maresca, Cesare Sirignano (oggi alla Procura nazionale, ndr), ci sono degli accertamenti che vanno oltre le intercettazioni: «Con decreto dirigenziale regionale del 18 febbraio del 2010, un mese esatto prima della consultazione elettorale, veniva approvata la graduatoria dei progetti ammissibili a finanziamenti e tra questi figura quello del comune di Villa di Briano per la realizzazione dello svincolo stradale, per un importo di un milione e novecentomila euro». Sì, ma che c'entra Caputo? Scrivono gli inquirenti: era vicecapogruppo del Pd, componente delle commissioni bilancio, agricoltura, ambiente e statuto. Poi c'è una intercettazione, che sembra abbastanza esplicita, ancora una volta sull'utenza di Benito Lanza, che viene indicata come «un formidabile riscontro»: «... alla fine questo, arrivano le elezioni vai tu e dici... va questo e dice ”prima delle elezioni io ti faccio il finanziamento”. E prima delle elezioni, questo che fa? Mantiene la parola e manda i denari...». Un patto a tutti gli effetti, che sarebbe nato nei mesi immediatamente precedenti la campagna elettorale del 2010. E sono in tanti a rimanere suggestionati dalla festa dei 1800 invitati in un capannone riconducibile proprio alla famiglia di Caputo: «Iss (Caputo, ndr) venne con l'auto, con l'autista, che noi già stavamo là. Non l'ho mai vista io una festa così di politica. I tavolini per ognuno, per bene... i tovagliolini per asciugarti il muso con la sua foto sopra, la fotografia sua con la scritta Caputo, Pd alla Regione». E poi: «Le minigonne, le showgirl... quelle che vendono le patatine in America».



Seguono altre intercettazioni, come quella in cui Benito Lanza invita Benito Cioffo a «scrivere Caputo», specificando che era sostenuto da Nicola Magliulo (Lino l'ingegnere).
Un consenso che in alcuni casi diventa trasversale, a dimostrazione della scarsa appartenenza ideologica al patto elettorale: il 24 marzo del 2010, è ancora Lanza a specificare che occorre votare Caputo alla Regione e Piatto alla Provincia. Tutto chiaro? Scrivono gli inquirenti: si vota per un esponente del Pd a Palazzo Santa Lucia e un esponente Pdl a Palazzo Matteotti (Piatto non è indagato). Vicenda che ha imbarazzato non poco i vertici del Pd campano, a cominciare dalla tempestiva decisione di estromettere dalla corsa alla ultime regionali proprio Magliulo.
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