Torre Annunziata. Usura e estorsione: chiesti sette anni per lo zio di Immobile

Torre Annunziata. Usura e estorsione: chiesti sette anni per lo zio di Immobile
Venerdì 13 Maggio 2016, 10:38
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Torre Annunziata. Usura ed estorsione, chiesta la condanna a 7 anni di reclusione per lo zio del calciatore. Francesco Immobile, 72 anni, conosciuto a Torre Annunziata come «Franco o presidente» per i suoi trascorsi da patron del Savoia calcio, è lo zio di Ciro, oggi attaccante del Torino. Sta affrontando proprio al tribunale oplontino il processo che lo vede come unico imputato per aver taglieggiato un imprenditore milanese e un avvocato di Torre Annunziata, imponendo tassi usurari vicini al 120% annui a fronte di prestiti di diverse decine di migliaia di euro. Proprio Franco Immobile insieme a Ciro e al papà Antonio, suo fratello farebbe parte di una cordata pronta, oggi, a rilevare un titolo di Eccellenza e far ripartire il Savoia calcio dai campionati dilettantistici. Ma questa cosa non ha nulla a che vedere con il procedimento penale che lo vede imputato. Ieri mattina, infatti, il pubblico ministero Sergio Raimondi della procura di Torre Annunziata ha avanzato la pesante richiesta di condanna, al termine della sua requisitoria durata oltre due ore.

Circa 120 minuti per ripercorrere l'intera attività d'indagine, escludendo dalla ricostruzione finale la registrazione effettuata in maniera non ritenuta «corretta» dai giudici che su richiesta degli avvocati Elio D'Aquino e Anselmo D'Agostino, avevano estromesso dalle prove processuali un cd perché il supporto originale non è mai stato presentato agli atti. Secondo l'accusa, dunque, Immobile avrebbe prestato soldi a T.T., un avvocato civilista del Foro oplontino che ha prima denunciato il suo aguzzino e poi non si è costituito nemmeno parte civile al processo, e a V.D.A., un imprenditore milanese che aveva aperto una pescheria-ristorante proprio a Milano. Durante l'esame dell'imputato, il 72enne aveva spiegato come aveva prestato quei soldi alle due persone, ma come non avesse «mai imposto tassi usurari» alle due presunte vittime. A pesare sulla richiesta del pm, però, ci sono i numerosi precedenti penali molto datati a carico di Immobile: rapina, contrabbando di sigarette e associazione a delinquere, ma anche un agguato al quale scampò miracolosamente e addirittura l'inchino della Madonna della Neve durante i festeggiamenti, proprio per quella grazia ricevuta.

L'enorme disponibilità di soldi contanti era stata spiegata da Immobile in aula: «Ho avuto problemi con la giustizia in passato per il contrabbando di sigarette e per questo mi erano stati pignorati alcuni fondi che avevo in banca. Così decisi di chiudere un conto corrente e tenermi 250mila euro in contanti in un cassetto a casa». Quei soldi, però, sarebbero stati troppi da tenere «sotto a una mattonella».

«Così decisi di investirli, grazie a questo amico avvocato spiegò Immobile al quale davo dei soldi per anticipare dei risarcimenti per delle lettere delle assicurazioni. A lui ho consegnato oltre 70mila euro in 6 mesi, soldi che ha sperperato, restituendomi poco e niente». Di qui spiegate le «pressanti» richieste di restituzione dei soldi, contenute anche nelle intercettazioni telefoniche. «Io non sono un usuraio si è sempre difeso Franco Immobile e ammetto di aver prestato i soldi. Ma non ho mai chiesto interessi e queste persone non mi hanno praticamente restituito quasi niente». Durante la prossima udienza, la parola passerà ai difensori di Immobile, che proveranno a convincere i giudici il collegio della prima sezione penale del tribunale di Torre Annunziata è presieduto da Francesco Todisco, a latere Marialaura Ciollaro e Riccardo Sena dell'innocenza del loro assistito.

d. s.
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