La Biblioteca Nazionale di Napoli non si tocca. Un monito che nel giro di qualche giorno è diventato anche il nome di un gruppo su Facebook dove un nutrito numero di lavoratori, lettori, studiosi, volontari, comitati cittadini (tra cui Comitato di Portosalvo) si è unito per scongiurare il trasloco della Bnn dall'attuale sede nell'ala orientale di Palazzo Reale al Real Albergo dei Poveri (popolarmente conosciuto come Palazzo Fuga) in piazza Carlo III. Non un capriccio ma una «battaglia culturale» contro quello che definiscono «un progetto politico che scontenta tutti quelli che realmente ogni giorno frequentano l'Istituto e fruiscono dei suoi servizi o li rendono possibili, e che ignora le reali esigenze della prima Biblioteca del mezzogiorno e la terza in Italia».
Le prime dichiarazioni sul progetto di spostamento risalgono all'estate scorsa, anche se l'idea di un trasloco circolava già negli anni '90 e fu spenta dall'allora direttore Mauro Giancaspro che dettagliò ampiamente sui motivi del diniego. «Cento idee per l'Albergo dei Poveri» fu la campagna promossa dai ministri Mara Carfagna e Dario Franceschini per raccogliere proposte sulla destinazione dell'edificio storico, grazie al finanziamento di 100 milioni di euro del Pnrr.
Contrario Mauro Giancaspro, ex direttore che per vent'anni ha guidato la Bnn. «Alla fine degli anni Novanta già fu fatto il nome Palazzo Fuga come alternativa a Palazzo Reale. E oggi come allora potrei dilungarmi sulle motivazioni oggettive che mi spingono a dichiarare il mio categorico no. Sono moralmente, intellettualmente e affettivamente contrario». Giancaspro punta l'accento «sul numero di impiegati insufficiente per gestire 20mila metri quadrati di biblioteca, un patrimonio terzo solo dopo Roma e Firenze. Questo è un punto su cui il ministro dovrebbe investire: il capitale umano» e sottolinea «il danno ai volumi che provocherebbe questo ennesimo spostamento». L'ex direttore infatti ricorda che la Bnn nacque nell'attuale Museo Archeologico e solo nel 1927 trovò la collocazione più adeguata grazie a Benedetto Croce, ma fu necessario porre molte collezioni in sicurezza durante la seconda guerra mondiale e il terremoto dell'80. «I papiri di Ercolano, che basta un respiro un po' più intenso a far volare via pezzi impalpabili come la cenere, i manoscritti farnesi, la collezione aragonese, i volumi cinquecenteschi di Ferrante Imperato con all'interno erbe essiccate, i testi autografi di Leopardi... Spostare materiale così prezioso andrebbe fatto con una progettazione costosa e lunga». L'ex direttore insiste e ammette che «spostare il cuore culturale del mezzogiorno da Palazzo Reale a Palazzo Fuga è un errore».