Cantone: «Basta con la Napoli
di Gomorra: combattere stereotipi»

Cantone: «Basta con la Napoli di Gomorra: combattere stereotipi»
Venerdì 27 Maggio 2016, 22:27 - Ultimo agg. 28 Maggio, 09:22
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NAPOLI - Un invito a camminare un po' più piano o le strade della città per apprezzarla: é questo il libro «La pelle di Napoli», di Pietro Treccagnoli, giornalista de Il Mattino che ha raccolto in un volume la riscoperta della città, raccontata, insieme con il fotografo Sergio Siano e il giornalista Gennaro Di Biase, sotto forma di reportage sulle pagine e sul sito del giornale. Un libro che Raffaele Cantone, presidente dell'Anac, amico di vecchia data di Treccagnoli, ha definito «l'anti Gomorra», la serie. Presenti il direttore del Mattino Alessandro Barbano ed il presidente dell'ordine dei giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli.
 
 


«Napoli non è chi spara o vive spacciando come viene ritratta nelle fiction - dice - nessuno penserà che Napoli è Stoccolma, leggendo il libro, ma capirà che ci sono persone che, tutti i giorni, combatterono contro gli stereotipi». Nessun angolo è rimasto al buio durante i «viaggi» in giro per la città. Ne è stato raro che i 'percorsì non fossero stabiliti a priori: il viaggio partiva da un punto di un quartiere della città per seguire strade, vicoli, stradine di Napoli. E tutto per raccontarne la pelle. Una curiosità, per esempio, é stato incontrare gli africani che vivono come «inquilini» nelle Torri aragonesi, alle spalle di San Giovanni a Carbonara. Oppure il clochard di Monte di Dio che legge Freud. E ancora la «scoperta» che nei bassi, per lungo tempo abitati solo da stranieri, sono tornati i napoletani, per lo più giovani coppie appena sposate.

E gli stranieri? Al piano di sopra, perché guadagnano di più. Nel viaggio metropolitano, c'è anche una Napoli «contadina» con le 11 colline, lontana dall'idea della città di mare, come al Paradisiello, al quartiere di Sant'Eframo, dove ognuno ha il proprio orto, coltivato e dove c'è la differenziata per necessità: molto di ciò che è ritenuto «monnezza» serve per coltivare. Potrebbe anche essere considerato, il libro, una guida 'insolità di Napoli: lontana dalle strade normalmente affollate da turisti e noi, ma che mette sulle tracce della «voce di una città senza tempo», come recita il sottotitolo. Una guida «senza sconti», l'ha definito Cantone.

«Volevo conoscere le persone, parlare con loro - spiega Treccagnoli - In alcuni quartieri come a Sant'Antonio ai Monti, dopo piazzetta Olivella, a Montesanto, dove c'erano i ragazzi si arrangiano vendendo panini a domicilio, oppure lungo percorsi inediti, Tra la Sanità, i Quartieri Spagnoli, IL Cavone o la Pignasecca dove la gente comune vive borderline, dove gli immigrati si integrano o sono vittime di sfruttamento.
Un viaggio nella Napoli che pensiamo di conoscere, ma non vediamo e ci scorre davanti come uno spettacolo scontato, dove ci sono tante camorre ognina diversa dall'altra e dove l'onesta è sempre  e solo un seme che occorre innaffiare ogni giorno». Una Napoli, insomma, nella quale è «difficile uscire da contesti dai quali, a parole, le stesse persone incontrate, prendevano le distanze». «Erano persone - ha concluso - che non notavano nemmeno più le zelle, quello che non va, delle città».
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