«Caravaggio nell'autunno del 1606 - racconta Sergio Riolo, storiografo e direttore de Il Cartastorie, il museo dell'Archivio Storico del Banco di Napoli che sorge in via dei Tribunali, 214 - stava dipingendo le sette opere della Misericordia al Pio Monte». Anche Radolovich era a Napoli, dove faceva arrivare il grano e l'olio prodotto dalle sue terre in Puglia, e girando per i vicoli del centro avrebbe saputo della permanenza a Napoli del Merisi, decidendo di commissionargli l'opera da portare, probabilmente, in una cappella di sua proprietà a Polignao a Mare. La ricerca archivistica ha portato al ritrovamento all'interno di un «giornale copiapolizze» del Banco di Sant'Eligio, uno degli otto banchi pubblici di cui l'Archivio conserva memoria, del documento con cui Radolovich pagava l'acconto al Caravaggio: duecento ducati, circa 5000 euro di oggi, che era probabilmente la metà della cifra totale promessa per la Pala. «Lo possiamo immaginare - spiega ancora Riolo - perché proprio per le Sette Opere di Misericordia, a Caravaggio venne pagata una commissione totale di 400 ducati, circa 10.000 euro odierni».
Le Sette Opere della Misericordia sono lì, in via dei Tribunali ad affascinare napoletani e migliaia di turisti.
Sulla Pala Radolovich resta il mistero che comincerà a schiarirsi domani sera al «Cartastorie». Lì si potrà ammirare come la pala sarebbe dovuta essere secondo l'idea del mercante croato, ma resterà il dubbio su come Caravaggio l'avrebbe (o l'ebbe) poi eseguita. Un mistero forse a oggi più facile da dipanare anche grazie alla ricostruzione basata sulle carte del Banco di Napoli.