De Kerckhove sfida le istituzioni
«A Napoli ci vorrebbe una didattura»

Derrick De Kerckhove
Derrick De Kerckhove
di Ilenia De Rosa
Lunedì 22 Agosto 2016, 17:57
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«L'accoglienza turistica a Napoli e in costiera è ottima da un lato, disastrosa dall'altro. Gli abitanti del luogo sono sempre cordialissimi ma le infrastrutture mancano. È un terriotorio incapace di esprimere le risorse che possiede». È l'analisi del sociologo Derrick De Kerckhove, guru dell'era digitale, che ha scelto la penisola sorrentina per trascorrere qualche giorno di vacanza. «Servirebbe una dittatura, com'è successo a Singapore - afferma il sociologo - Io sono stato in quel piccolo lembo di terra asiatico nel '78 e vi era un degrado incredibile. Sono ritornato nel 2004 e non potevo credere ai miei occhi: acqua cristallina, tanti negozi chic e tutto curato nel minimo dettaglio. Lee Kuan Yew ha fatto per decenni il padre e padrone del territorio, stabilendo regole ferree senza alcuna tolleranza per i trasgressori, ma si è trattato di un dispotismo che ha funzionato. Ci vorrebbe un uomo così anche qui. I napoletani, però, non lo consentirebbero mai, sono troppo ribelli». 

De Kerckhove ha molti amici a Napoli e, in particolare, a Vico Equense. «Stasera pareciperò a un incontro - continua - durante il quale, presso l'hotel Aequa di Vico Equense, sarà presentato il libro "Andare per treni e stazioni" di Enrico Menduni. Vengo sempre con piacere in questo territorio, dove noto tante belle iniziative individuali ma senza un reale rilancio complessivo. Chi governa non riesce a valorizzare le mille bellezze che Napoli e le città della provincia possiedono».

Il sociologo ha studiato un progetto che riguarda Torre Annunziata. «È assurdo che i cinque chilometri di costa di Torre Annunziata siano in condizioni di abbandono. Sto lavorando a un progetto che si chiama “La felicità urbana”. L'ho fatto per questa città che dispone di tantissimi tesori sprecati. L'idea è di creare un'opera e far partecipare attivamente tutta la cittadinanza. Ma, come spesso accade a Napoli, dopo una prima fase di entusiasmo siamo passati all'immobilismo delle istituzioni», conclude.

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