Ercolano volta pagina con le tre domus e le terme

Ercolano volta pagina con le tre domus e le terme
di Carlo Avvisati
Sabato 29 Aprile 2017, 09:17
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Tre domus, tra le più belle degli scavi di Ercolano, la «Casa del Tramezzo di legno», la «Casa dei cervi» e quella «Sannitica», riapriranno alle visite a partire da lunedì primo maggio. Assieme a loro, tornerà a essere visibile anche uno tra gli edifici pubblici più importanti della città, le Terme suburbane. Un miracolo, questa riapertura, nato dalla caparbietà di Francesco Sirano, l'archeologo che dal 10 aprile scorso è il nuovo direttore del «Parco archeologico di Ercolano», perché quegli edifici non erano stati mai davvero chiusi per ragioni di sicurezza o restauro, ma solo perché mancava il personale di sorveglianza. Una problematica che Ercolano aveva ereditato allorché il 2 settembre 2016 era diventata «Parco archeologico» e dunque si era separata dalla soprintendenza di Pompei, che aveva riassorbito tra i suoi organici alcuni custodi comandati e il personale dell'Ales. «È vero - conferma il direttore - in forza a Ercolano ci sono solo 39 custodi a fronte di 72 unità, come stabilito nella pianta organica che il ministero per i Beni culturali ha indicato. Noi però dovevamo dare un segno che cambiava il corso». 

Quasi otto mesi, difatti, è durato lo stop a ogni attività che non fosse ordinaria amministrazione o riguardasse fatti amministrativi. La metà di questo tempo è servito perché l'archeologo incaricato dal Mibac, Filippo Maria Gambari, per costruire i presupposti amministrativi del nuovo «Parco» come la contabilità autonoma, i collegamenti alla contabilità dello Stato, un revisore dei conti, un Consiglio di amministrazione autonomo, e quant'altro poteva essere utile a chi avrebbe assunto l'incarico. Quasi altrettanto tempo è poi trascorso dalla nomina di Sirano sino all'effettivo insediamento. «C'è stato qualche ritardo spiega difatti l'archeologo ma recupereremo quanto prima». L'idea è quella di puntare sulle scelte che i dipendenti del Mibact faranno allorché, come gira voce, il ministero sarà interessato da operazioni di mobilità interna. Se però non arrivasse personale la scelta potrebbe cadere su un progetto che, come per Pompei, coinvolgerebbe la società Ales, che fornisce professionale a supporto e tutela del patrimonio culturale italiano. In tal caso i fondi per i pagamenti potrebbero essere presi dal bilancio del Parco archeologico. Insomma, un provvedimento che andrà preso con una certa urgenza anche perché a dicembre 2017 andranno in pensione altri sei custodi. 

Nonostante l'accordo con i lavoratori, però, delle tre case che saranno rivisitabili dal primo maggio una, la «Casa sannitica», potrà essere aperta solo nei giorni festivi. «Comunque riprende Sirano ci sarà la possibilità di visitare domus eccezionali». Com'è appunto la «Casa del Tramezzo di legno» che risale all'età repubblicana e ha i pavimenti quasi del tutto mosaicati. Ma l'elemento che la contraddistingue, e da cui prende il nome, è appunto il «Tramezzo di legno», un elemento architettonico più unico che raro, che separa l'atrio dal tablino ed è completamente conservato in una teca di vetro fatta approntare da Amedeo Maiuri, l'archeologo che in mezzo secolo di scavi riportò alla luce quanto oggi è possibile vedere di Ercolano e Pompei, tra gli altri siti campani. La domus dei «Cervi» (vi fu rinvenuto un pane con impresso il sigillo), appartenuta a uno delle personalità della Ercolano romana, Quinto Granio Vero, è uno degli esempio di case di lusso costruite all'interno delle mura cittadine: aveva un fronte che si apriva sullo scenario del golfo di Napoli, oltre a pitture e arredi marmorei di incomparabile bellezza, come appunto il gruppo scultoreo del «cervo azzannato dai cani». La «Casa Sannitica», invece, propone una serie di interessanti elementi decorativi tra i più antichi della città. Un discorso a parte meritano le Terme. Pur non essendo chiuse, da anni non era più possibile visitarle. 

Ma la «nuova vita» di Ercolano non si esaurisce con questa apertura. Tra meno di un mese saranno operativi due progetti. Uno di essi prevede il restauro della «Casa del Bicentenario», anche con interventi di partenariato con il Getty Institute e con l'Istituto Packard per i Beni Culturali. L'altro, è un accordo quadro che prevede la manutenzione ordinaria di tutte le strutture del sito. «L'intervento durerà tre anni rivela Sirano e ci consentirà, attraverso l'attenzione costante, di evitare i grandi restauri. Insomma questa sito, assieme alla città tutta, diventerà un vero e proprio luogo dell'anima». 
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