Muti torna al San Carlo per il «Così fan tutte»

Muti torna al San Carlo per il «Così fan tutte»
di Donatella Longobardi
Domenica 26 Marzo 2017, 12:29
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Sarà «Così fan tutte» l'opera che Riccardo Muti dirigerà a Napoli, al San Carlo. Lo spettacolo con la regia della figlia Chiara sarà realizzato in cooproduzione con la Staatsoper di Vienna. Prende forma il progetto annunciato dal grande direttore napoletano al nostro giornale in gennaio. «Dirigerò un'opera di Mozart al San Carlo e un concerto», aveva detto Muti svelando i temi di un atteso ritorno che assume ora contorni più precisi. E un significato particolare. Perché grazie al maestro si riannoda un prezioso filo culturale tra Napoli e Vienna. Due capitali della musica ai tempi di Mozart che giovanissimo intraprese con il padre Leopold un epico viaggio in Italia. Nella primavera del 1770 l'arrivo a Napoli dove Amadeus potè toccare con mano e conoscere da vicino le opere di esponenti di spicco della scuola partenopea come Leo, Durante, Paisiello, Cimarosa, Pergolesi. Opere che ebbero su di lui una fortissima influenza e di cui si ritrovano gli echi in moltissimi lavori della maturità. In questo contesto, dunque, il geniale compositore salisburghese ambientò sotto il Vesuvio l'opera che nel 1790 concludeva il suo «trittico italiano», il terzo dei titoli - con «Le Nozze di Figaro» e «Don Giovanni» - realizzati su libretto di Lorenzo Da Ponte. Un'opera ricca di suggestioni e sentimenti solari, mediterranei, di cui lo stesso Muti ha più volte sottolineato la profonda sensualità e malinconia tipiche della sua terra natìa.

Non è un caso se Giorgio Strehler nel mettere in scena «Così fan tutte» (al nuovo Piccolo di Milano nel 1998, sua ultima regia), volle ambientare una scena in un caffè davanti al San Carlo. Gli archi di pietra grigia all'ingresso del teatro fanno da sfondo alla scommessa sulla fedeltà delle fidanzate di Ferrando e Guglielmo. «È la fede delle femmine come l'Araba fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa!», canta Don Alfonso convinto che «così fan tutte», comprese Dorabella e Fiordiligi, le ragazze dei due amici che, secondo le didascalie, abitano in una casa situata alle falde del Vesuvio: «A Napoli, nel XVIII secolo».

Insomma, non poteva esserci titolo mozartiano più «napoletano» per Muti, da sempre testimonial d'eccezione della cultura napoletana nel mondo e soprattutto della musica napoletana da lui portata all'attenzione di studiosi e appassionati internazionali prima durante gli anni della Scala e successivamente nei cinque anni in cui ha diretto il Festival di Pentecoste a Salisburgo, interamente dedicato al Settecento partenopeo e alla riscoperta di tanti capolavori nascosti, simbolo di un legame profondo della città con il cuore dell'Europa.

Il «Così fan tutte» dovrebbe inaugurare la stagione sancarliana 2018-19 (in scena con maestranze di Napoli) per essere poi rappresentato alla Staatsoper di Vienna nel 2019 (con orchestra austriaca). I cast sarebbero in via di definizione. Si tratterà comunque di due eventi unici.

Muti, dopo l'addio all'Opera di Roma, ha diretto opere in Italia solo con l'Orchestra giovanile Cherubini al Festival di Ravenna o per la sua Accademia (sempre a Ravenna) dedicata a giovani cantanti e direttori d'orchestra. A Napoli, in particolare, Muti non dirige opere dal 1983, quando inaugurò il teatro dopo una breve chiusura per urgenti restauri con un «Macbeth» con la regia di Giacomo Manzù, spettacolo allora realizzato in coproduzione con la Bayerische Staatsoper di Monaco.

Questa volta, invece, a realizzare la produzione con il San Carlo è la Staatsoper, l'Opera di Stato di Vienna. In questo teatro nel 2008 Muti aveva diretto proprio «Così fan tutte» nell'allestimento nato nel 1994 nella stessa Vienna (al Theater an der Wien) nell'ambito delle Festwochen, firmato da Roberto De Simone, regista nella capitale austriaca anche di un applaudito «Don Giovanni» nel 1999. Sembra che il sovrintendente Dominique Meyer (il cui posto sarà preso dal 2020 dal musikmanager Bogdan Roi) sia stato subito entusiasta del progetto proposto dalla sovrintendente del San Carlo Rosanna Purchia e che stia preparando una serie di iniziative da mettere in campo in occasione di quello che si preannuncia come un gemellaggio culturale tra Napoli e Vienna con la sigla di Muti.
Il maestro, che non ama trasposizioni e regie moderne, ha scelto la firma della figlia Chiara, attrice nata alla scuola di Strehler prima di aprirsi al cinema alla tv e alla lirica per cui ha firmato, tra l'altro, titoli come «Manon Lescaut» , «Dido and Aeneas», «Sancta Susanna». Recenti le sue «Nozze di Figaro» in un allestimento in coproduzione tra Bari, Napoli e Palermo sulle scene di Ezio Antonelli e i bei costumi Alessandro Lai. Lo spettacolo è stato applauditissimo lo scorso settembre al San Carlo. Papà Riccardo, sempre preso da tantissimi impegni, era stato presente con la moglie Cristina solo ad una prova. Il tempo di dare il suo placet all'operazione e forse gettare le basi per tonare a dirigere l'amato titolo della trilogia mozartiana. Manca solo «Don Giovanni», in tanti ci sperano.
 
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