Napoli, festa per il ritorno dei faraoni

Napoli, festa per il ritorno dei faraoni
di Gaty Sepe
Sabato 8 Ottobre 2016, 08:31 - Ultimo agg. 10:50
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«Riaprire una sezione egizia in un museo italiano, oggi, ha anche un valore politico perché offre la possibilità di vedere cose che in questo momento non possono più essere viste nel paese d'origine. Questa collezione così antica è un invito a capire, uno stimolo a riflettere e riporta il museo nelle relazioni nazionali e internazionali». Così il direttore Paolo Giulierini ha presentato ieri la riapertura e il nuovo allestimento della sezione egizia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli chiusa nel 2011 perché i locali non rispettavano le regole di areazione. La collezione, una delle più antiche d'Europa, è di nuovo visitabile da oggi - a causa dei tempi della burocrazia i lavori, inseriti nel 2010 nel piano strategico «Poli museali di eccellenza del Mezzogiorno» e finanziati con 3 milioni di euro nel 2011, sono stati affidati a fine 2014 e terminati nel maggio 2015 - e segna la tappa conclusiva del progetto «Pompei Egitto» nato dalla collaborazione con la Soprintendenza di Pompei e l'Egizio di Torino. La chiusura è stata però un'opportunità per ripensare l'allestimento con «una presentazione più comprensibile, per temi e non più per collezioni, e per rivedere, studiare e riscoprire i materiali dei depositi» spiega la curatrice della collezione Valeria Sanpaolo.

Mille metri quadri, cinque sale, pannelli e totem per i bambini, il nuovo percorso espositivo accompagna i visitatori alla conoscenza della civiltà dei faraoni, della sua riscoperta da parte dell'Europa a partire dall'Ottocento, dei legami e degli scambi che fin dall'antichità sono avvenuti con il mondo classico e con Napoli e la Campania. Così tra sarcofagi e vere mummie - corpi di donna, di bambino, perfino di un coccodrillo con i gigli, animale venerato perché collegato alla fertilità del Nilo - c'è una delle false mummie create nel XIX secolo con i frammenti umani provenienti dalle farmacie del Monastero di San Francesco di Paola e della Casa Santissima dell'Annunziata, tenuti insieme con liste di legno, chiodi e perni; la testa con i capelli sistemata in una campana ottocentesca con tanto di tele arrotolate e sistemate ordinatamente ai lati del volto; il vaso canopo riciclato in epoca classica come urna cineraria da chissà quale dominus di Quarto e tantissimi altri manufatti egizi o egittizzanti provenienti da vari siti campani.
La statua nera del naoforo Farnese, la prima testimonianza della civiltà antica entrata a far parte della collezione di Napoli, apre il percorso espositivo degli oltre 1500 reperti - l'offerta originaria è stata incrementata del 5 per cento con «pezzi» giacenti in magazzino - che è stato riorganizzato in sei diverse sezioni che raccontano la storia dell'acquisizione delle collezioni Borgia e Picchianti da parte del museo tra il 1803 e i 1917, il faraone e i suoi uomini, funzionari civili e militari, scribi e sacerdoti, la tomba e il corredo funerario degli antichi egizi, l'importanza e le fasi della mummificazione, la religione e la magia con le rappresentazioni del pantheon egiziano in statue di pietra, bronzetti, amuleti ed altri elementi decorativi in forma antropomorfa o in sembianze animali, stele ed amuleti vari e infine la scrittura, le arti e i mestieri con una mappa che mette in evidenza la fitta rete di contatti tra le rive del Nilo e le sponde del Mediterraneo avvenuti tra l'VIII secolo a.C. e il periodo romano, testimoniata da oggetti egizi o realizzati secondo il gusto egizio in Campania e nel Lazio Inferiore. Il percorso conduce poi alla sezione epigrafica, ancora in allestimento, che sarà inaugurata nella prossima primavera.

A guidare i visitatori il volume edito da Electa che con la «Collezione egizia» inaugura una nuova collana dedicata alle singole raccolte del museo e il libro dedicato ai bambini «Nico alla scoperta del Mann» disegnato da Blasco Pisapia «matita» napoletana già al servizio della Disney e di Geronimo Stilton, che rientra nel progetto di marketing Obvia-Out of Boundaries Viral Art Dissemination condotto dall'Università Federico II e coordinato da Daniela Savy.
Il calendario del Mann è già fitto di appuntamenti: nel 2017, in concomitanza con l'avvio dei lavori per la riapertura della collezione magno-greca, verrà presentata una mostra, sempre in collaborazione con la Soprintendenza, che indaga i rapporti tra Pompei e la Grecia, con un doppio allestimento, a Napoli nella Sala della Meridiana, a Pompei nella Palestra Grande. Nella primavera del 2018 un progetto sugli Etruschi a Pompei, nell'autunno una mostra su Picasso e l'antico in collaborazione con il Musée National Picasso di Parigi.