Napoli. Galleria borbonica, apre la «Via delle memorie»

Napoli. Galleria borbonica, apre la «Via delle memorie»
di Ugo Cundari
Sabato 30 Gennaio 2016, 12:00 - Ultimo agg. 15:01
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C'è anche una sirena di ferro arrugginito, ma ancora in grado di lanciare l'allarme girando la manovella. Tra gli oggetti rinvenuti scavando nel sottosuolo di palazzo Serra di Cassano è stato trovato un po' di tutto, dai pitali (o canteri, per dirla alla greca) a vecchie pistole usate negli anni Trenta per regolare chissà quali questioni d'onore. «Ma sono state trovate anche delle scarpine per bambino tagliate nella parte anteriore, all'epoca si utilizzavano fino al limite, così andavano bene prima d'inverno e poi d'estate» dice Vincenza Donzelli, responsabile dell'associazione artistica Interno A 14. Proprio dall'ingresso della sua sede, dopo quasi due anni di lavori, da oggi (inaugurazione alle 11.30 con il Vicesindaco Raffaele Del Giudice; apertura al pubblico nel pomeriggio) sarà percorribile la «Via delle memorie», il quarto percorso turistico della Galleria borbonica. Si accede da una porticina laterale appena varcato il portone di ingresso dove si trova, poco più avanti, l'Istituto per gli studi filosofici. Dopo un paio di rampe c'è la sala dove sono stati esposti gli oggetti rinvenuti, dalle pistole alle scarpine, e poi c'è una discesa di ventitré metri di profondità attraverso una scala rinascimentale, ampliata in epoca bellica, di 115 gradini. Di qui si arriva alle suggestive cavità di tufo.

Nel Cinquecento erano considerati semplicemente luoghi da cui estrarre il materiale da costruzione, nel Settecento vi si raccoglieva l'acqua di una enorme cisterna, nella seconda Guerra mondiale diventarono rifugio antiaereo, con le pareti imbiancate per riflettere la luce delle deboli lampadine e per dare un effetto di maggiore tranquillità a una popolazione già stremata psicologicamente qui ha trovato scampo, per esempio, l'allora diciassettenne Giorgio Napolitano, e i testimoni dell'epoca ancora in vita ricordano che, pur essendo il luogo pieno di fascisti, il futuro Presidente della Repubblica distribuiva volantini inneggianti alla libertà. È rimasta intatta anche una dozzina di piccoli bagni, ma considerando che il ricovero poteva ospitare fino a diecimila persone (all'epoca la sola zona di Monte di Dio e adiacenze contava poco più di cinquemila abitanti), si capisce perché sono stati ritrovati tantissimi vasi da notte. Infine, dopo la guerra, per trent'anni i napoletani vi hanno sversato rifiuti di ogni tipo. «Durante gli scavi la montagna di detriti era alta una quindicina di metri, in totale si trattava di centinaia di tonnellate di materiale» sottolinea Gianluca Minin, presidente della Galleria borbonica . «Siamo riusciti a liberare gli spazi grazie a tanti volontari che si sono avvicendati nei fine settimana». La zone più affascinanti del percorso sono la fungaia, dove per l'elevato tasso di umidità è stata creata una coltivazione di funghi cornucopia, e una cisterna riempita d'acqua e illuminata per ottenere un suggestivo effetto scenografico, amplificato grazie anche alla mummarella, il tipico vaso per prendere l'acqua, sospesa sopra la vasca e legata a una corda che arriva fino al pozzo nell'ingresso del palazzo.

In occasione dell'apertura di questa nuova area della Galleria borbonica sarà presentato l'accordo realizzato tra questa e il complesso di San Lorenzo Maggiore, accordo in base al quale, grazie a un biglietto cumulativo, le due realtà sotterranee si uniscono con l'obiettivo di far conoscere il sottosuolo di Napoli con un viaggio ideale nel tempo che parte dal V secolo a. C. e arriva alla fine dell'800 con la Galleria borbonica. Per il futuro Minin promette che, entro un mesetto, «sarà reso visitabile anche l'ambiente riservato alla milizia fascista, dove c'è il telefono e l'elenco telefonico dell'epoca. Più in là annunceremo anche altre scoperte, ma ho l'obbligo di tacere. Posso solo accennare che riguardano il ritrovamento di straordinari reperti di epoca romana».
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