«Visitare i Carcerati», la lettera pastorale del cardinale Sepe per i detenuti

«Visitare i Carcerati», la lettera pastorale del cardinale Sepe per i detenuti
Mercoledì 11 Settembre 2019, 14:07
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È dedicata all'opera di misericordia «Visitare i Carcerati», la lettera pastorale del cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli, cui si ispirerà l'attività di tutta la Diocesi nel corso del nuovo anno pastorale, che avrà inizio il 13 settembre prossimo. «Un problema drammatico come oramai dimostra quello che accade direi quasi ogni giorno - ha detto il presule - Un problema drammatico che purtroppo è lontano dalla sensibilità dalle coscienze della gente. Mentre per le altre opere di misericordia si è più vicini, come per esempio visitare gli ammalati o dar da mangiare agli affamati, visitare i carcerati sembra un mondo che anche nella coscienza ha un posto un pò ai limiti e invece no». «Con questa lettera vogliamo sensibilizzare tutti - ha aggiunto - la drammaticità della situazione lo impone a tutti, a cominciare dalla Chiesa, cercando così di dare un buon esempio, ma anche i signori delle istituzioni che hanno l'obbligo morale di provvedere ad una situazione come questa che miete tante vittime». Già da qualche anno, come ha ricordato il cardinale, «come Chiesa, abbiamo voluto prendere in affido ex carcerati che hanno scontato la loro pena, offrendo vitto e alloggio». Una «idea coraggiosa - ha evidenziato Sepe - Anche perché è non solo chiamarli e farli vivere e stare insieme così da offrire loro la possibilità di scambiare le loro esperienze, ma anche la possibilità di una casa e la possibilità un domani di trovare sbocco in una società non sempre disponibile ad accoglierli, facendo il lavoro che hanno imparato». «Fare rete - ha proseguito - è la base su cui costruire qualcosa di veramente solido, le chiacchiere sono buona volontà, ma non sempre trovano un substrato forte. Allora bisogna partire dall'educazione per arrivare alla formazione». «La lettera è stata scritta dopo aver consultato parroci, decani, il Consiglio episcopale - ha concluso - è frutto di quanto espresso dai nostri parroci. Da qualche anno abbiamo iniziato una campagna per la quale ogni parrocchia si prenda cura un detenuto. Certe rivoluzioni si fanno un pò alla volta».
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