La «buona stella» di Chitis
da Hitler al magico Mariette

La «buona stella» di Chitis da Hitler al magico Mariette
di Maria Chiara Aulisio
Giovedì 25 Maggio 2017, 10:36 - Ultimo agg. 10:41
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Cinque maggio 1938. Parte da qui il diario di Wolf Chitis, per tutti Volia, nel giorno in cui Adolf Hitler arriva a Napoli, in treno da Roma, dove aveva rafforzato l'unione politica con Benito Mussolini e il regime fascista. Ricordi amari quelli di un vivace bambino ebreo sempre pronto alla fuga, con il cuore pieno di paura e lo stomaco vuoto. Parla di «fame nera», Volia Chitis, quando nelle prime pagine del libro racconta che «se non c'è più niente, una pagnotta di pane bianco portata a casa da tuo padre vale più del paradiso». Comincia proprio così il racconto scritto a quattro mani dall'imprenditore napoletano con il giornalista Marco Lobasso, sotto le bombe, tra svastiche e fasci, nascosto nei rifugi per sfuggire alla furia delle SS e costretto ad andare a scuola da solo «perché così imponeva il regime fascista alle famiglie ebree e a noi bambini».


Trecento pagine, edite da LeVarie, di vita vissuta «Sotto una buona stella» - come recita il titolo del libro che sarà presentato questa mattina alle 11.30 nella libreria Feltrinelli in piazza dei Martiri - che il futuro patron della Fondedile, impresa destinata a diventare una delle prime dieci del paese, chiude in bellezza vestendo i panni del «compañero» a un «fuoriclasse» dove «fuoriclasse» sta per Peppino di Capri, amico di passioni e d'avventure, a cui Volia «faceva da apripista nelle tante serate tra amici che finiscono in musica: a Capri, a Napoli, a Roma, ovunque - scrive Chitis - ci fosse stato un pianoforte». Già, perché la quarta parte del libro è dedicata soprattutto alla musica e alla scoperta del favoloso mondo del jazz che arrivava dall'America. Suoni, ritmo e tanti amici perché - assicura l'imprenditore - «l'amicizia è fondamentale e scegliere le persone giuste è una priorità». Ed ecco «Il Clan dei Sognatori», nato per gioco sul finire degli anni Settanta, parole d'ordine «divertimento e goliardia». Sei amici in particolare ne rappresentano gli immaginari soci fondatori, gli ispiratori di quel gruppo che l'autore definisce «indimenticabile» e che cita «in ordine sparso»: Paolo Villaggio, Adriano Panatta, Aurelio De Laurentiis, Peppino Di Capri, Paolo Cirino Pomicino (a cui è affidata la prefazione del libro) e Paolo Fiorillo. Di quegli anni e di quel clan esiste ancora un simbolo, «un manifesto dell'allegria: una t-shirt ideata da Elsa Martinelli in occasione del compleanno di Paolo Villaggio».


Musica e amici per Volia Chitis vuol dire anche il ricordo di quelle ballate messicane cantate con Bud Spencer, la straordinaria esibizione improvvisata alla Rainbow Room del Rockefeller Center di Manhattan intonando My Way con Naomi Campbell e la decisione di dar vita alla «The good life band», con cui Chitis fa musica e concerti per oltre un decennio. E poi il tennis, altra grande passione a cui, grazie alla appassionata narrazione di Lobasso, Chitis dedica più di una pagina ricca di aneddoti e curiosità, il rapporto speciale con Adriano Panatta e quella «strana coppia» nata un giorno per caso a Cortina. Giocano assieme da oltre 30 anni, da quando «Adriano ha lasciato il mondo degli dei del tennis ed è sceso sulla terra per mischiarsi a noi comuni mortali». Da qui un pizzico di nostalgia per i tanti anni di presidenza al Circolo del Tennis durante i quali brilla la stella della campionessa Rita Grande che Chitis vuole a tutti i costi con sé e che spinge verso una fulgida carriera. Andiamo a ritroso, dagli amici al mare: altro grande amore, come quello che lo lega alla sua compagna di vita, Rossana Basurto, a cui Volia dedica la terza parte del suo racconto. E c'è un ricordo: quando «da bambino andavo con mio padre e mia madre alla spiaggia di Bagnoli. Facevo il bagno e l'acqua era molto bassa, poi improvvisamente non si toccava più. Arrivavo sempre al limite. Un giorno esagerai e mi spinsi troppo oltre senza saper nuotare, non riuscivo più a sentire la sabbia sotto i piedi. Sono momenti decisivi in cui realizzi che se non resti a galla sei spacciato. Imparai a nuotare in pochi secondi, lì, in quel braccio di mare di fronte a Bagnoli, con le acciaierie in piena attività e quella spiaggia nera di sabbia lavica che faceva quasi impressione». Passano le stagioni, la vita di Volia cambia e si arriva alla metà degli anni 80 e alla grande avventura del «Mariette», il fantastico veliero ultra-centenario destinato a cambiare totalmente la vita dell'imprenditore. E anche la successiva vendita del «Mariette» diventerà una storia tutta da leggere. Poi, il nuovo scafo: il «Nafisa», vera e propria leggenda galleggiante. Dulcis in fundo il buen ritiro di Villa Aiano, «un piccolo fiore bianco in quella macchia verdissima tra Capri e Anacapri» dotata perfino di funicolare privata, perfetta e comoda per sei persone.


Un omaggio a papà User che non avrebbe potuto sostenere a lungo le fatiche di quella salita a piedi.
Infine, continuando a leggere come i gamberi, i «Racconti di una vita» svelati nel secondo capitolo dedicato a Chitis giovane imprenditore, alla sua passione per la matematica e per Caccioppoli, alla crescita dell'uomo insieme a quella della Fondedile, descritta in maniera lieve ma mai banale. Così, la ristrutturazione del campanile di Burano, a Venezia, diventa un trionfo, e gli anni di lavoro in giro per il mondo si trasformano in magici incontri con personaggi fuori dal comune come Marinho, Pintanguy e Jeppson. Senza dimenticare il buio di Tangentopoli, le indagini, l'accusa di aver pagato mazzette e l'arresto nel carcere di Poggioreale. «Lo guardo, lo scruto, anche oggi che è passato più di un ventennio da Tangentopoli. Ci passo spesso in auto. E alla fine cerco sempre con lo sguardo quel portone chiuso dove finisce e inizia la libertà di un uomo. Ripenso a quei miei giorni lì dentro. Fanno parte di me. Non mi fanno paura ma hanno lasciato il segno. Come quando andai fino a Roma per osservare da vicino il balcone di Mussolini che da bambino avevo solo immaginato. Allora, in piazza Venezia, rimasi a osservarlo con lo sguardo fisso in alto, le ante irrimediabilmente chiuse, proprio come il portone di Poggioreale. Vero: dai ricordi non si scappa, ma è il futuro che ti apre il cuore».
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