Napoli. «La Maya è desnuda al San Carlo, non fotografatela» | Guarda

Napoli. «La Maya è desnuda al San Carlo, non fotografatela» | Guarda
di Donatella Longobardi
Sabato 28 Maggio 2016, 08:57 - Ultimo agg. 13:41
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Più che di spogliarsi Giuseppina Piunti sembra preoccupata del fatto che qualcuno potrebbe fotografarla senza veli. E ha chiesto alla direzione artistica di lanciare un appello al pubblico per evitare di finire in qualche scatto rubato con il telefonino. Lei, tra l'altro, ha il problema di spostarsi sull'enorme cratere di materiale fonoassorbente che costituisce la scena dell'opera, un cratere che diventa di volta in volta luogo di scherzo e ritrovo, spazio destinato alle coppie di amanti, teatro del duello finale. «Si scivola, bisogna fare attenzione», racconta il soprano dal registro «Falcon», protagonista di «Goyescas», l'opera di Granados mai vista a Napoli che stasera (alle 19) debutta al San Carlo in un inedito dittico con la pucciniana «Suor Angelica» interpretata da Maria Josè Siri (attesa alla prima della Scala in «Madama Butterfly») al fianco della Zia Principessa di grande carisma di Luciana D'Intino. Sul podio Donato Renzetti. La regia del doppio allestimento (coprodotto con Firenze e Torino, dove s'è già visto) è del napoletano Andrea De Rosa. Il quale, se per Puccini ha puntato su una attualizzazione del dramma ambientandolo in una sorta di manicomio di fine Novecento, per Granados ha scelto di ricreare sulla scena una sorta di tableaux viventes ispirandosi ai più celebri quadri di Goya (cui l'autore fa omaggio anche nel titolo dell'opera), comprese le due «maya», la bellezza ispanica ritratta dal celebre pittore sia con che senza abiti.

Dunque, signora Piunti, lei evoca i quadri di Goya in scena?
«Ho accettato di spogliarmi ma solo dopo una lunga trattativa con il regista e perché si giustifica con l'operazione scenica».

In che senso?
«Non è un nudo e basta. In effetti non era opera facile da mettere in scena, si cercava una chiave ed è nata l'idea di questa sorta di tour in un museo».

E a lei tocca rifare la «maya» desnuda.
«Ci ho pensato un po', è chiaro che è una scena molto breve, si giustifica nel suo contesto, aspetta di notte in giardino l'amante e vuole rassicurarlo sulla sua fedeltà, ma non succede null'altro, è anche difficile cantare con le mani dietro la nuca e la testa voltata di lato, il diaframma protesta, ma tant'è...».
 
 
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