«Fine vita», prima l'assistenza Filosofi e scienziati al Sabato idee

«Fine vita», prima l'assistenza Filosofi e scienziati al Sabato idee
di Marco Salvatore
Venerdì 26 Maggio 2017, 14:44 - Ultimo agg. 14:46
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I malati terminali in Italia sono circa 250mila, tra cui duemilatrecento adulti e settecento bambini in stato vegetativo. Poco più di 20mila sono campani. Dietro ciascun numero c'è una cartella clinica, e soprattutto ci sono una storia individuale e familiare. Il tema del «fine vita» riguarda tutte queste persone, come tutti noi. Per questo, anche alla luce del disegno di legge in materia ora al vaglio del Senato, Città della Scienza e Il Sabato delle Idee hanno voluto promuovere nell' ambito di Futuro Remoto un dibattito (domani alle ore 10 al Circolo artistico di piazza Trieste e Trento), con medici e filosofi come Raffaele Calabrò, Lorenzo d'Avack, Fulvio de Nigris, Stefano Giordani e Geminello Preterossi, il direttore del Mattino Alessandro Barbano e un'operatrice impegnata in prima linea come Filomena Gallo dell'associazione Luca Coscioni. L'argomento è quanto mai attuale. Il Senato dovrà votare a giugno il disegno di legge in materia approvato dalla Camera lo scorso 20 aprile dopo un anno di dibattito.

Intorno alla normativa si sono letti e ascoltati pareri favorevoli, ma allo stesso tempo sono state sollevate alcune criticità. Una parte del Paese si è detta contraria alle legge, e ha parlato di «eutanasia velata». Altri hanno evidenziato i rischi che questa comporterebbe per il già oggi difficile rapporto medico-paziente, per l'obiezione di coscienza e la deontologia del medico, per la non chiara definizione di patologie per cui non si è più autosufficienti nell'alimentazione, e infine per la possibilità di veder aumentare il numero di controversie giuridiche tra familiari e medici, o tra familiari stessi, sulle disposizioni dei testamenti biologici. Saranno tutti motivi e ragioni che andremo a discutere in occasione del nostro dibattito. Intanto, un recente sondaggio rileva che il 92,2 per cento degli italiani si è detto favorevole al biotestamento, così come il 71,8 e il 70,9 lo sono rispettivamente per il suicidio assistito e per l'eutanasia. Entrambi, come sappiamo, non sono contemplati nel ddl. Questo giunge in ogni modo a regolamentare la situazione nel nostro Paese, garantendo una possibilità di scelta finora negata, e laddove attuata, seguita da processi e condanne. Si è andati avanti, infatti, facendo riferimento a sentenze e ad alcune leggi ordinarie come le 180/78 («accertamenti e trattamenti sanitari sono volontari») o a quelle costituzionali, che sanciscono la tutela della salute come dovere dello Stato, pur sempre nel rispetto della dignità e della libertà delle persone. Nel 2010, dopo il caso Englaro, si legiferò sulle cure palliative e sulla terapia del dolore.


Tredici Paesi europei, invece, già prevedono da tempo la rinuncia alle cure (la possibilità per il paziente di interrompere le terapie necessarie alla sopravvivenza). In cinque casi (Svizzera, Germania, Spagna, Svezia e Stati Uniti), è contemplato il suicidio assistito; in altri cinque (Olanda, Belgio, Lussemburgo, Colombia e Cina), l'eutanasia. Un aspetto fondamentale della vicenda (quale che sia la scelta che farà l'Italia prossimamente con questa legge e forse con altre in futuro), è a mio avviso una corretta e adeguata comunicazione verso i cittadini. Nel caso dei medici e di altri operatori coinvolti (come quelli del diritto), questa andrebbe unita a un'adeguata formazione per una migliore assistenza e consulenza. La legge introdurrà importanti novità in una prassi di estrema delicatezza qual è il «fine vita». In particolar modo i cittadini dovranno essere indirizzati verso l'acquisizione di informazioni tali da consentire una scelta sul proprio futuro, sulla propria vita o su quella dei propri cari, che sia dettata da piena consapevolezza. Possono bastare, in tal senso, le convinzioni personali o il pensiero assai ricorrente del «non dover pesare sui propri cari o sulla società»? Tutto ciò richiede un dibattito etico-filosofico, medico-scientifico e infine tecnico-giuridico, da affidare a esperti; fermo restando che le soluzione trovate, saranno sempre un punto di partenza, e non di arrivo, nella questione del «fine vita». Nostro compito deve essere quello di assicurare oggi, e sempre, la migliore assistenza per i pazienti e sopperire alle attuali carenze: si veda il numero di hospice in Italia, per non dire nel Sud, totalmente inadeguato al numero e alle esigenze dei malati terminali e dei loro familiari. Accanto a ciò, va sostenuta intensamente e con continuità la ricerca scientifica, affinché la scienza medica possa portarci a sconfiggere le malattie, garantendo sempre più una vita più libera e più dignitosa al paziente e ai suoi cari.

Domani, alle ore 10, il
«Sabato delle Idee» sul Biotestamento


 
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