A Castel dell'ovo rassegna in rosa

A Castel dell'ovo rassegna in rosa
Giovedì 22 Giugno 2017, 05:56
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Inaugurata a castel dell'ovo la rassegna Separazioni, un’opera, realizzata come istallaznoe co-creata. Unisce in modo armonico e sincronico il lavoro di sei ceramiste emergenti nel panorama metropolitano e, servendosi dell’unione e dello scambio tra diversi mondi artistici, diviene un “progetto unico”, architettonico, sonoro e di luci che è parte integrante dell’opera scultorea stessa. L’istallazione viaggia su un’area non solo rappresentativa ma anche concettuale affrontando il tema della separazione negli innumerevoli aspetti che vanno da quello macroscopico del distacco dalla terra natia, determinante i flussi migratori, alla visione più microscopica quale la separazione dal grembo materno, fino alla separazione tra corpo e mente. L’esposizione delle sculture avviene in un “grande contenitore urbano”, una sorta di tessuto metropolitano, un’ambiente metafisico, bianco, realizzato con forme geometriche di diverse dimensioni, illuminate alla base, così da staccarle otticamente da terra, separarle per l’appunto, creando di volta in volta giochi di penombra.

Un contenitore urbano volutamente scelto perchè espressione di un mondo umano che può essere ad un tempo unito e separato. Il visitatore, entrando con lo sguardo attraverso gli scorci che si determinano con questa composizione di volumi, incrocia le opere scultoree diventando parte della opera stessa, trama anch’egli del tessuto metropolitano. Le sculture così inglobate si protendono l’una verso l’altra attraverso il linguaggio condiviso delle emozioni. Ogni storia raccontata fa sì che chi fruisce dell’opera si ritrovi in uno stato di comunione e condivisione dei proprio vissuti, per ritrovarsi tutti simili, disperati e insieme felici in questo mondo, nessuno così tanto separato dall’altro. Ogni storia, seppur affronta il proprio personale tema delle separazioni, è contemporaneamente, profondamente intrecciata con i vissuti di tutte le altre, quasi scolpita nell’esistenza di ognuna anche se non vissuta in prima persona. Dal particolare al totale, dalle separazioni all’unità e viceversa. E’ solo attraverso questo gioco di continui rimandi che ci è data la possibilità di sentirci nella nostra singolarità e contemporaneamente sentirci parte di una comunità, con significati ed emozioni comuni. E‘ solo nella co-esistenza delle diversità e delle contraddizioni che esiste una reale possibilità di crescita dell’individuo, La possibilità di aprire uno spazio immenso e vitale che arrivi al riconoscimento dll’illusorietà delle separazioni. Il gruppo ArgilROSA, attraverso quest’opera, vuole lanciare da un lato un grido d’allarme e dall’altro essere propulsore di un messaggio di speranza e di cambiamento. Filo conduttore che attraversa all'unisono tutte le separazioni evocate è la separazione per eccellenza che ognuno di noi vive all'interno della nostra società contemporanea: la separazione tra razionalità ed emozioni, tra il linguaggio tecnico, razionale, iperspecialistico e quello poetico, sacro, inconscio, emotivo, che pesca nelle profondità dell'individuo. Oggi assistiamo e partecipiamo ad una società che vede la persona come un mezzo, un ingranaggio che, se è efficace ed efficiente, può essere usato altrimenti viene dismesso, una società che svuota l'uomo della sua anima, un uomo che non crede e non fa più fede al proprio mondo emozionale, che non dà più fiducia al proprio sentire e per questo non si adopera più per tradurlo e condividerlo con l'umanità, usando solo una piccolissima parte delle risorse che gli appartengono. Il rischio che viviamo, e che l'opera in tutta la sua drammaticità ma anche speranzosità di un cambiamento evoca, sta nel fatto che l'uomo, sentendosi parte razionale di un ingranaggio senza magia, mistero, spiritualità, rischia non solo di separare questi due mondi: razionale ed emotivo, all'interno di se stesso, operando una scissione intrapersonale, ma rischia di separarsi anche dalla possibilità di condividere intimamente il mistero della vita con i suoi simili, mettendo in atto un tipo di comunicazione svuotata dalla cura delle emozioni, che si priva della possibilità di essere colorata dai toni tenui, che si sintonizza piuttosto che urlare, che aspetta piuttosto che prevaricare, che aspira alla comprensione piuttosto che al confronto, che integra piuttosto che escludere, che sente invece di capire solo, che unisce piuttosto che separare. Quanto anche l'architettura può dialogare in maniera fertile con tutto quello che l'opera scultorea suggerisce, domandandosi quanto si può parlare anche di una progettazione che unisca, aggreghi le persone, affinché anche i luoghi urbani possano essere luoghi emozionali ed emozianati dall'incontro? Accanto a questa riflessione non è un caso se l'opera si serve e auspica l'unione di diverse forme artistiche: è un invito a far si che anche il mondo dell'arte non venga cosi settorializzato come il mondo tecnico in cui ogni branca si ottusizza, incorrendo nella creazione di specializzazioni e tecnicismi sempre più concentrati su di Sé, nel proprio campo ristretto di sapere e non integrano e comunicano con le altre forme del sapere, incorrendo in una visione riduzionista della realtà. L'opera spera affinché il mondo della cultura non diventi un sistema egoico in cui ogni branca si serve del proprio sapere e innalzi muri piuttosto che abbatterli, il mondo dell'arte non può che collegare profondamente le persone perché parla contemporaneamente il linguaggio dell'anima unito, e non subordinato, al linguaggio della tecnica, si serve della tecnica per esprimere l'anima, congiunge e salda nei suoi linguaggi il massimo di rigore ed intransigenza formale con il massimo di pathos. ArgilROSA nasce nel 2011 dall’incontro di un gruppo di ceramiste dell’associazione culturale Percorsi Comunicanti. Questo incontro avvia un cammino sinergico, espressione non solo di una passione condivisa ma anche del bisogno di un “fare insieme.

La volontà delle artiste è di condividere un’esperienza profonda che, al di là dell’opera prodotta, vuole raccontare una storia emozionale fatta di gioie, paure ed entusiasmi.

Una storia che ha dato ad ognuna la possibilità di entrare in contatto con le altre comprendendone e condividendone virtù e debolezze. Da questo “lavorare insieme” cominciano a nascere opere complesse che divengono pannelli tematici. Scelto un tema ogni artista ne interpreta il proprio significato in chiave materica realizzando una piastra ceramica che viene poi assemblata su un unico pannello. Le tematiche individuate spaziano dal concetto di libertà alla capacità di ascolto, dalla solitudine all’amore, dal senso di felicità fino alla ricerca del Sé e dell’armonia con le proprie emozioni. Il lavoro sinergico che impegna il gruppo di ceramiste, si propone come esempio positivo di cooperazione e di superamento di un individualismo percepito come limite alle possibilità umane. Nasce da questi presupposti il progetto Terra Donna - Materia, passioni ed emozioni, insieme.

 

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