Napoli Teatro Festival, la guerra tra i vertici

Napoli Teatro Festival, la guerra tra i vertici
di Luciano Giannini
Sabato 7 Maggio 2016, 11:55
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L'emergenza costringe a uscire allo scoperto anche anche il riservato Luigi Grispello, presidente del Cda della Fondazione Campania dei Festival, l'organo che gestisce il Napoli Teatro Festival Italia. Nella lettera pubblicata sul «Mattino», il direttore artistico Franco Dragone lo ha accusato senza mezzi termini, motivando le proprie decisioni di non partecipare alla conferenza stampa del programma e di fare «un passo di lato», sperando di non doverne fare «uno indietro» rassegnando le dimissioni.«Il mio metodo di lavoro - ha scritto Dragone rivolto innanzitutto al governatore De Luca - si è scontrato... con una concezione verticistica e di comando, autoritaria e autoreferenziale voluta e tenacemente mantenuta dal presidente Luigi Grispello». Parole dure. Come queste altre: «Ho cercato... di trovare un modo per stabilire con lui una relazione per lo meno sufficiente a scongiurare il rischio di mettere in pericolo la vita stessa del Festival... ma ho fallito».Tirato direttamente in ballo, in una lettera inviata al «Mattino» e pubblicata qui accanto, Grispello rigetta l'accusa principale: «Non ho mai posto alcun freno alla creatività artistica del direttore, garantendone l'assoluta libertà, limitandomi solo a verificare la conformità degli atti alle norme e alle procedure dettate a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici», scrive tra l'altro. Va a suo merito il riordino dei conti del Festival: Grispello è riuscito a riequilibrarli, a onorare molti debiti e a rendicontare tutti i fondi ricevuti da Bruxelles. Ma è altrettanto chiaro: con il controllo dei soldi si può condizionare l'arte che essi devono finanziare.Dragone ha detto anche di più. Per esempio, a proposito della conferenza stampa organizzata nella sede romana dell'Agis: «Non posso permettere che il mio nome sia coinvolto in una situazione organizzativa dai contorni così poco chiari e in totale assenza delle minime garanzie professionali per una dignitosa riuscita».

Qui egli contesta la scelta di indire l'incontro in così pochi giorni, in coincidenza con altre importanti conferenze stampa romane, e con la decisione di sospendere improvvisamente dall'incarico i giornalisti che agivano su Roma. Poi Dragone tocca un altro punto dolente, il più eclatante: il fallimento della trattativa per far venire Al Pacino al Festival, bloccato per i costi eccessivi. Le due «tristi vicende» - la conferenza stampa e l'assenza del divo Usa - «giungono a corollario di un percorso troppo a lungo sofferto, tormentato per mesi da ritardi, inefficienze, incomprensioni, malumori, dissapori, tensioni e spesso conflitti», scrive il direttore.E anche qui Grispello nega ogni addebito: «Non ho mai ostacolato la presenza della star a Napoli, limitandomi a far rilevare i problemi economici e finanziari che essa comportava». E, a proposito della conferenza stampa, l'assenza di Dragone «denota una mancanza di considerazione nei confronti delle istituzioni e lede l'immagine del Festival», oltre a essere «contraddittoria con la decisione del Cda che pochi giorni prima aveva approvato integralmente il suo programma».Il conflitto si acuisce, dunque. E l'impressione è che Dragone, regista di prestigio internazionale, abituato ad altri rapporti, libertà di movimento e danaro, si sia scontrato con le abituali tortuosità napoletane, restando avvinto nel suo ginepraio politico-burocratico-istituzionale. Due visioni troppo diverse, forse, per riuscire a intendersi. Chi ne fa le spese? Lo esplicita il regista nella sua lettera: «Questo fallimento ricade sulla città».
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