Studi sempre più documentati e diffusi hanno rivelato, ormai, la vera natura di quei provvedimenti e le conseguenze di quella che fu, in sostanza e secondo il giudizio di molti (compreso Giuseppe Mazzini), un’invasione straniera. Nel 1799, infatti, in soli tre giorni, le truppe francesi guidate da Championnet massacrarono solo a Napoli oltre ottomila popolani che volevano difendere le loro case e la loro patria (oltre sessantamila le vittime massacrate da francesi e giacobini nei cinque mesi di vita della Repubblica Napoletana).
Il commissario della Repubblica Faypoult chiarì le reali motivazioni di quell’ordine di Championnet in un successivo decreto del 3 febbraio del 1799: “Appartengono alla Repubblica francese... il patrimonio delle scuole pubbliche, il denaro delle banche pubbliche, tutte le casse pubbliche, le tasse (anche quelle già decorse), tutti i tesori del Paese, i musei, le biblioteche, tutto ciò che giace ancora sotto gli scavi di Pompei ed Ercolano...". Lunghe carovane di opere d’arte si diressero verso Parigi durante tutta la campagna italiana. Per questi motivi il Movimento Neoborbonico ha chiesto la cancellazione del nome di Championnet da quel complesso archeologico e l’eventuale intitolazione a chi (come tutti i re della dinastia borbonica) ha progettato, voluto e valorizzato gli scavi archeologici a Pompei e nel resto della Campania.