Scavi di Pompei, dai francesi
cinque milioni per tre case

Scavi di Pompei, dai francesi cinque milioni per tre case
di Gaty Sepe
Sabato 11 Febbraio 2017, 09:26
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Casa del Centenario, Casa degli Epidii, Casa di Giulio Polibio: sono queste le tre domus che una cordata di francesi guidata da Philippe Chaix restaurerà a Pompei investendo risorse raccolte attraverso un fundraising. L'accordo internazionale, come anticipato dal nostro giornale, è stato firmato il 30 gennaio 2017 e prevede una collaborazione decennale con la soprintendenza di Pompei. Che ha scelto, per i primi restauri, tre domus di grande valore, mai aperte prima o, come nel caso della Casa di Giulio Polibio, aperta per un breve periodo e oggetto di un discusso progetto di valorizzazione eseguito durante la gestione commissariale del sito.

La Casa del Centenario era la dimora di un ricco proprietario di vino, oltre 1200 metri quadri e due atrii nella quale fu ritrovata una immagine del Vesuvio, oggi esposta al museo Archeologico di Napoli in cui il vulcano viene rappresentato senza cratere: fino all'eruzione del 79, dunque, gli antichi romani non ne avevano percepito la pericolosità. «Abbiamo scelto edifici di valore il cui restauro non è compreso dal nostro piano triennale né dal Grande Progetto Pompei - spiega Osanna - la domus del Centenario, per esempio, è una casa bellissima con un'alcova affrescata con scene erotiche, molto interessante dal punto di vista degli apparati decorativi, pitture e mosaici. Di grande rilievo è anche la casa detta degli Epidii che si trova su via dell'Abbondanza, di fronte alla Schola Armaturarum: oltre alla particolarità architettonica, ha un ingresso rialzato dal livello stradale con una scala da cui si accede al peristilio, con alcune pareti affrescate, decorazioni di mosaici e stucchi».

Un capitolo a parte, poi, merita la casa di Giulio Polibio, sempre su via dell'Abbondanza: nel 2010 si spesero diversi milioni di euro per un progetto di valorizzazione che ne fece la prima domus multimediale con la ricostruzione virtuale, in ologramma, della figura del proprietario, un ricco liberto che accoglieva e accompagnava i visitatori, tra armadi, tavoli e letti tricliniari ricostruiti in legno, fino all'ultima stanza dove fu ritrovato il corpo di una giovane donna incinta. La riapertura non durò a lungo, sicuramente meno delle polemiche che si scatenarono quando, poco dopo, crollò la vicina Schola Armaturarum. «Quella casa ha problemi strutturali molto seri - sottolinea Osanna - già durante lo scavo eseguito da Spinazzola venne giù una facciata. Durante l'alluvione, poi, si sollevò il pavimento. Ci sono da fare lavori delicati per un importo cospicuo che riguardano messa in sicurezza, coperture, decori, affreschi e mosaici».

L'accordo con i francesi, che grazie alle favorevoli norme fiscali possono contare su sgravi fino al 65 per cento per gli interventi di mecenatismo, prevede la progettazione congiunta, in collaborazione con tecnici della cordata di imprenditori che avranno loro rappresentanti anche nella commissione esaminatrice. La progettazione dovrebbe iniziare in primavera - progetti alla mano il fondo di dotazione costituito da Chaix si attiverà per la ricerca di finanziatori - le gare potrebbero essere bandite già per fine anno. A lavori finiti, una piccola targa sulle domus restaurate ricorderà i mecenati che li hanno finanziati. L'operazione è il primo concreto intervento dei privati in sostegno di Pompei, dopo i tanti annunciati - negli anni dei crolli, a parte un primo tentativo di accordo, poi fallito, sempre con i francesi del Consorzio dell'Epadesa, si era parlato dell'interesse di americani, cinesi, arabi, perfino di uno sceicco del Kuwait. «Fino ad ora non si è concretizzato niente, questo è il primo accordo internazionale che firmiamo. C'era un progetto tedesco sulla Necropoli di Porta Nocera ma la raccolta non ha avuto grande successo. Noi - dichiara i sovrintendente - confidiamo nei francesi e a chi ha già criticato l'operazione paventando il rischio che la nostra Pompei finisca nelle mani degli stranieri, ricordiamo che si tratta di un sito che l'Unesco ha riconosciuto patrimonio dell'umanità, per il quale fino ad ora si sono impegnati soltanto lo stato italiano e l'Unione europea, e che è giusto che possa invece contare anche sull'impegno della comunità internazionale». E le sponsorizzazioni di restauri? Le donazioni con l'Art Bonus? «Non sono arrivate né le une né le altre. Soltanto la Rizzoli ha finanziato con 20mila euro della vendita del libro di Piero Angela I tre giorni di Pompei l'affresco dell'Adone fiorito» conclude Osanna.