«Pompei e i Greci», la mostra
che racconta il Mediterraneo

«Pompei e i Greci», la mostra che racconta il Mediterraneo
Lunedì 10 Aprile 2017, 12:24 - Ultimo agg. 13:01
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Molte culture hanno attraversato la storia di Pompei dalla sua fondazione fino alla sua distruzione, con l'eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo. Prima di essere sepolta da cenere e lapilli, la città romana è stata una crogiolo di arti, linguaggi, commerci mediterranei che si sono sovrapposti, modificati vicendevolmente incrociando identità svariate. I primi insediamenti delle popolazioni italiche, in contatto con gli Etruschi, hanno assorbito il gusto dei Greci fino a influenzare l'antica Roma. Dal 12 aprile al 31 ottobre, la Mostra «Pompei e i Greci», che sarà allestita nella Palestra Grande degli Scavi, esplorerà il rapporto stratificato, talvolta contraddittorio, delle culture multiple del Mediterraneo.

«Sarà una grande mostra - spiega Massimo Osanna, direttore generale della Soprintendenza Speciale di Pompei - Racconterà la storia del Mediterraneo antico, per dimostrare che questo bacino è stato luogo di mobilità, di incontri e merci e per riflettere sul fenomeno dell'emigrazione contemporaneo». Gli esiti delle ricerche in corso, per la prima volta, mettono in luce tratti sconosciuti di Pompei. La mostra esporrà oggetti, provenienti dai principali musei nazionali e europei, divisi in 13 sezioni tematiche, che rileggono con le loro 'biografiè luoghi e monumenti della città vesuviana da sempre sotto gli occhi di tutti. La mostra, curata dal Direttore generale di Pompei Massimo Osanna e da Carlo Rescigno (Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli), è promossa dalla Soprintendenza Pompei con l'organizzazione di Electa. Ai visitatori sarà proposto un percorso storico allestito da Bernard Tschumi, architetto minimalista che ha disegnato l'allestimento del Museo di Atene. Esposti 600 reperti (ceramiche, ornamenti, armi, elementi architettonici, sculture) provenienti da Pompei, Stabiae, Sorrento, Cuma, Capua, Poseidonia, Metaponto, Torre di Satriano e ancora iscrizioni nelle diverse lingue parlate -greco, etrusco, paleoitalico-, argenti e sculture greche riprodotte in età romana. Ci saranno inoltre tre installazioni multimediali, con proiezioni alle pareti, tra cui la Battaglia di Cuma, curate dallo studio canadese GeM (Graphic eMotion) che ha già animato la mostra pompeiana in Canada. La mostra esalterà anche il ruolo delle guide turistiche perché le didascalie saranno stringate. A mettere in risalto la grammatica greca degli oggetti ci penseranno, quindi, gli «accompagnatori esperti» dei visitatori, le guide turistiche alle quali la Soprintendenza ha dedicato un corso di formazione.

In mostra, tra i reperti più affascinanti, la statua dell'Afrodite Sosandra di Stabiae, che testimonia il gusto greco nelle ville patrizie, le scritte in greco e latino di Moregine, che raccontano come nel commercio fossero in uso due lingue parlate, la tessera teatrale scritta in greco, che ancora oggi rappresenta un enigma con il suo riferimento ad Eschilo, persino un reperto del V secolo avanti Cristo, un'Idria originale greca, di cui era in possesso di Giulio Polibio e ritrovato tra gli oggetti rinvenuti nella Domus a lui appartenuta a Pompei. Questo reperto, considerato antico e prezioso anche nella Pompei del 79 d.C. racconta che era in uso il collezionismo e testimonia la spola zio e che i romani facevano dei luoghi d'arte greci per sfoggiare in casa propria l'arte antica del popolo più invidiato e copiato. Ci sono anfore di vino prodotto a Rodi, fregi con temi dionisiaci (la coppia maritale, una decorazione che si poneva nelle case in caso di matrimonio). È la serigrafia della Battaglia di Alessandro. Per l'occasione sono stati sollevati ed esposti quattro bellissimi capitelli che Rino nei granai. Ognuno di essi pesa 100 chilogrammi. Il logo della mostra è l'Apollo in marmo ritrovato nella Casa del Menandro. L'insieme dei reperti dimostra che Pompei, ha spiegato alle guide turistiche il professor Carlo Rescigno era un «mondo internazionale per stile e decorazione che rivelano un linguaggio globale».

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