Pompei, nuovi splendori tra erotismo e mito

Pompei, nuovi splendori tra erotismo e mito
di Gaty Sepe - Inviata
Giovedì 8 Dicembre 2016, 10:19 - Ultimo agg. 11:07
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Pompei - Vicoli silenziosi e solitari dove da decenni non si posa il piede di un turista. C'è una Pompei lontana dalla caciara delle comitive, dagli ombrellini parasole e dalle aste dei selfie, dove sembra l'alba anche se è metà mattinata di una meravigliosa giornata di sole invernale. Dove sono solitudine e silenzio a suggerire tutto quello che c'era e che venne portato via venti secoli fa. È una Pompei surreale quella che il Grande Progetto restituisce con la messa in sicurezza delle Regiones IV, V e IX: un'area di oltre 50 mila metri quadri che si estendeva tra il centro e il confine settentrionale della città antica, interdetta almeno dall'epoca del terremoto ed ora di nuovo percorribile.
 

 

La sfida, adesso, sottolinea il sovrintendente Massimo Osanna che ieri ha presentato alla stampa le nuove aperture con il direttore generale del Grande Progetto, generale Luigi Curatoli, sarà spingere i visitatori - il 2016 si chiuderà con oltre 3 milioni di ingressi, il 2017 inizierà con l'eccezionale apertura di Capodanno che coincide con la prima domenica del mese gratuita - «a percorrere anche le strade remote» di Pompei. Che non sono prive di meraviglie. Come la grande dimora, abbandonata probabilmente dopo il terremoto del 62 d.C. appartenuta ad Obellio Firmo, uomo politico ricco e potente come racconta la cassaforte in bronzo e ferro, restaurata ed esposta nell'atrio principale con le colonne alte oltre sette metri e decorate con capitelli, arredato con un tavolo in marmo, un monopodio di sostegno per una statuetta e un bacino. Obellio Firmo, però, riceveva i suoi clientes in un atrio secondario.

Decorate tutte le stanze che affacciano sull'ampio peristilio: nell'oecus, piccolo salone di rappresentanza con triclini, affreschi e graffiti con scene di gladiatori. Nella Domus, disabitata al momento dell'eruzione, cercarono rifugio cinque persone di cui, durante gli scavi condotti nella seconda metà dell'Ottocento, furono trovati gli scheletri. Torna visibile anche quello che i custodi più anziani chiamano «Lupanariello», il Piccolo Lupanare - l'unica finestra murata per garantire discrezione e le pareti affrescate con immagini erotiche e di eroti in volo - di un luogo di ristorazione in cui le schiave praticavano la prostituzione. Restituita ai visitatori anche la casa di Marco Lucrezio Frontone riaperta nel 2014 e poi richiusa per terminare i lavori del grande triclinio in cui campeggia il quadro con l'uccisione di Neottolemo per mano di Oreste davanti al tempio di Apollo a Delfi. Bellissima e raffinata dimora rimasta per anni poco nota ai turisti, la domus appartenuta anch'essa ad un uomo politico ha affreschi meravigliosi ricchi di rimandi intellettuali degni dello status sociale del proprietario.

Come la decorazione su fondo giallo ocra del piccolo cubicolo che rappresentava probabilmente la camera da letto dei figli del padrone di casa: ai lati dell'ingresso ci sono ritratti di fanciulli, e sulle pareti amorini in volo che fanno da contorno alle scene moraleggianti di Narciso e Perona rappresentata mentre allatta il padre Micone per salvarlo dalla morte. Due esempi di insidia e virtù giovanile e in un angolo il distico che recita «Triste pudore fuso con pietà».
Soggetti tipicamente femminili, Arianna che porge il filo a Teseo e la toletta di Venere, invece, nel cubicolo della domina. Nella Regio IX anche un nuovo scavo che ha portato alla luce due distinti edifici - un panificio poi trasformato in lavanderia e una domus articolata in atrio e peristilio con pavimenti in cocciopesto - nascosti sotto quella che doveva essere una discarica edile degli antichi pompeiani e che trasse in inganno anche Fiorelli. «Aprire il più possibile», ha detto Osanna è la filosofia che accompagna la messa in sicurezza del Grande Progetto che sta procedendo, ormai, «con un ritmo frenetico». «È la dimostrazione - ha sottolineato Curatoli - che i 105 milioni si stanno spendendo con intelligenza e razocinio. Fino ad oggi sono stati spesi 60 milioni ma entro il 2018, con due anni di anticipo sulla scadenza saranno impiegati anche gli altri 40». 

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