Tesori negati in trasferta,
bufera sull'Archeologico

Tesori negati in trasferta, bufera sull'Archeologico
di Susy Malafronte
Martedì 26 Luglio 2016, 16:23
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Pompei. Non c'è spazio per i tesori «invisibili» degli scavi di Pompei ed Ercolano, da anni rinchiusi nei depositi del museo partenopeo e nei «granai» della città degli Scavi. Il Museo Archeologico di Napoli, così, presta a Comacchio decine di reperti «nascosti». E si accende la polemica. Il sindaco di Ercolano, Ciro Bonajuto, pur non essendo contrario alla trasferta, lamenta la mancanza di strutture espositive. «Da anni la soprintendenza non ci ascolta. Sarà Packard a realizzare il sogno: i tesori degli scavi ritorneranno nella nostra città». La stessa area archeologica di Pompei è priva di vetrine per i suoi tesori. Il direttore generale della soprintendenza, Massimo Osanna, racconta di essere «miracolosamente riuscito ad aprire, per la prima volta quest'anno, l'Antiquarium e la Villa Imperiale per esporre reperti inediti» e conta di recuperare, entro l'anno, anche casa Bacco, non appena l'Autogrill trasferirà il punto di ristoro nella casina dell'Aquila.

I reperti archeologici di Pompei viaggiano in tutto il mondo per poi ritornare a «nascondersi» a Napoli. Molti sono ancora racchiusi negli involucri di spedizione pronti per ripartire per una nuova missione all'estero. Mentre Pompei, Ercolano e Napoli stanno a guardare, la città lagunare - candidata a capitale della cultura 2018 - compie un passo storico siglando un accordo strategico di collaborazione con il Mann. Nei depositi dell'Archeologico sono custoditi miglia di oggetti della vita quotidiana di Pompei. Un vero e proprio museo nel museo: sculture in marmo e in bronzo, affreschi e mosaici. 1500 i pezzi nascosti al pubblico per mancanza di spazi espositivi. Solo 300 i tesori rinvenuti nella città sepolta concessi alla visione dei turisti.

Il Doriforo, ritrovato nella Palestra Sannitica di Pompei, è una delle copie complete del capolavoro di Policleto. Ed ancora, un pezzo certamente unico è il Memento Mori, il mosaico che sintetizza la caducità della vita e ricorda che la morte equipara tutti. Le sale espositive di Palazzo Bellini, grazie alle mostre che ospiteranno, si profileranno difatti quali vetrine promozionali del museo di Napoli. Il nascente Museo Delta Antico, che aprirà i battenti nella primavera 2017, potrà nel contempo fregiarsi, primo in Italia, del titolo di partner del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La prima mostra, frutto dell'accordo siglato al Mann, vedrà la luce nel prossimo autunno.

Il direttore del museo napoletano, Paolo Giulierini, rallegrandosi per la firma del protocollo di intesa - grazie al quale toglierà dai depositi polverosi i preziosi reperti - dopo aver sottolineato il valore della «disseminazione culturale e il significato di avamposto che Comacchio assumerà nella promozione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli», si è detto «contento di questo accordo, nato a seguito di un incontro avvenuto in occasione dell'inaugurazione della mostra su Ercole lo scorso anno. Èun piacere collaborare con una amministrazione comunale così giovane e dinamica ha aggiunto Giulierini che ha voglia di fare. Ce n'è tanto bisogno».

L'idea di Comacchio «succursale» del Mann, però, suscita non poche polemiche. Il presidente dell'associazione «Ram - Rinascita Artistica del Mezzogiorno», Dario Marco Lepore, dice: «Mi dispiace per il passo falso della nuova direzione del Mann. Se proprio volevano esporre le opere dei depositi, a Napoli ci sono molte sedi prestigiose, in attesa che si realizzi il nostro sogno della Galleria Universale di Palazzo Fuga. È giunta l'ora di mostrare la nostra volontà, di salvaguardare un patrimonio che non va disperso ma valorizzato nella sua integrità». Dello stesso avviso sono il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, e Gianni Simioli, ideatore de «La radiazza».«Ancora una volta il Sud viene depredato dei suoi tesori e, questa volta, c'è anche la disponibilità da parte di chi dovrebbe invece tutelare il nostro patrimonio».
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