Nino D'Angelo: «Trianon, da un anno non parlo con De Luca»

Nino D'Angelo: «Trianon, da un anno non parlo con De Luca»
di Davide Cerbone
Venerdì 10 Giugno 2016, 23:49 - Ultimo agg. 11 Giugno, 21:32
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La luna di miele, quella era finita già da un po’. Tanto che a metà aprile i nove dipendenti del Trianon, stufi di aspettare che le promesse si tramutassero in fatti, avevano minacciato di occupare il teatro.
Ma adesso che si avvicina lo spettro di una nuova vendita all’asta, la quarta in meno di tre anni (l’ultimo tentativo fu scongiurato in extremis a maggio 2015), e circolano voci su una riduzione del personale e addirittura su un’ipotesi di fallimento, dalla sala di Forcella il grido di dolore si leva più forte. I sindacati invocano «un immediato intervento della Regione».

E intanto proclamano lo stato di agitazione: «Metteremo in campo ogni forma di lotta», assicurano. Dunque, De Luca come Caldoro? La nota firmata dalle segreterie regionali della Slc-Cgil e della Uil con il Segretario unitario giornalisti campani fa un distinguo. «Pur registrando con la nuova gestione uno spirito costruttivo diverso dal recente passato, alcune situazioni persistono e mettono a repentaglio la tenuta complessiva della struttura e degli stessi lavoratori», si legge. E Massimo Taglialatela, segretario regionale della Uilcom, tratteggia il quadro della disperazione: «Da un mese abbiamo chiesto un incontro a De Luca e al capo della sua segreteria Buonaiuto, ma a Santa Lucia non ci ascoltano. Siamo molto preoccupati, il 12 luglio scade il termine per la messa all’asta del Trianon, non ci sono soldi per la gestione ordinaria, i debitori stanno assalendo di nuovo il teatro, i lavori di ristrutturazione non sono ancora iniziati e i dipendenti, che non percepiscono lo stipendio da quattro mesi, devono ricorrere a prestiti per campare. Naturalmente, in queste condizioni non è stata approntata alcuna programmazione per la prossima stagione». Le richieste al socio di maggioranza sono chiare: «La Regione sblocchi finalmente i soldi promessi, che sono fermi in tesoreria: 500mila euro entro fine anno, al netto dei 600mila euro l’anno per i primi tre anni. Uno stanziamento indispensabile per rimettere in funzione il teatro», spiega Taglialatela.
Un anno dopo, sembra lontanissimo quel giorno di maggio in cui Vincenzo De Luca e Nino D’Angelo vennero qui sottobraccio nel fuoco della campagna elettorale. «Salveremo il Trianon», sibilò l’allora candidato alla presidenza della Regione. E il ritorno del cantante al timone della sala di piazza Calenda sembrava poco più di una formalità. Ma oggi D’Angelo è sfiduciato: «A luglio sarà un anno che non riesco a parlare col presidente, sono sfiduciato», confessa cercando di trattenere l’amarezza entro il confine che limita con l’irritazione. «Hanno distrutto un sogno, quando portai qui De Luca sembrava se ne fosse innamorato. Sapevo che si dovevano fare i lavori, che dovevano essere stanziati dei fondi, invece è saltata la stagione. Perché ormai - dice l’artista - un cartellone non si può fare più. Sinceramente, mi è passato l’entusiasmo».

Neanche l’insediamento del nuovo Cda presieduto da Gianni Pinto ha smosso l’impasse. «Una volta che c’è un Cda, che ci vuole a nominare un direttore artistico?», domanda D’Angelo. «La soluzione sembrava vicina, invece è ancora tutto fermo - si avvilisce -. E intanto gli operai si sentono traditi anche da me, che non ho colpe. Anzi, sono rimasto ad aspettare e dal Trianon devo pure avere duecentomila euro». Nella chiosa l’amarezza raggiunge l’apice. «Da parte della Regione non c’è chiarezza, evidentemente il Trianon non sta nei loro pensieri - osserva -. Magari mi richiameranno quando là fuori succederà un altro guaio. Ma sarà come al solito un fuoco di paglia: un paio di giorni, e tutti se ne dimenticheranno un’altra volta».
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