Giugliano. A fuoco deposito di auto, veleni su 10 città: 4 vigili del fuoco feriti

Giugliano. A fuoco deposito di auto, veleni su 10 città: 4 vigili del fuoco feriti
di Francesco Vastarella
Martedì 1 Settembre 2015, 08:55 - Ultimo agg. 13:03
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Giugliano. Era l’ora della siesta. È diventata l’ora dell’inferno. Una colonna di fumo nero sulla città. Una cappa di veleni. L’aria irrespirabile. Famiglie barricate in casa, la corsa disperata a chiudere porte e finestre per proteggere i bambini. Che succede? La colonna, nera come un mostro nel cielo, sale dalla zona di Casacelle, misto di campagna e palazzoni. Ma che c’è laggiù? Un maxi deposito di auto, 300 in custodia giudiziaria. «Un incendio doloso, non ho dubbi», dirà qualche ora più tardi il gestore, Domenico De Luca, che altre volte ha visto il suo deposito andare a fuoco.

Ma non era mai successo come ieri.

Un rogo di una vastità e dagli effetti tanto devastanti da far paura per le conseguenze sulla salute, per le ricadute a lungo termine sul territorio. Il fumo si vede a trenta chilometri di distanza. Lo segnalano da Napoli, stato di allerta nel Casertano, a Parete, Trentola, Aversa, Villa Literno. Paura a Qualiano, Villaricca, Mugnano, Lago Patria, Calvizzano. Come se non fossero bastate le centinaia di incendi di rifiuti tossici proprio nella stessa zona. Come se non bastassero le tensioni e le preoccupazioni per le tante morti da cancro in quest’area. Come se non bastassero i cinque gravissimi incendi degli ultimi due mesi, compresa la discarica Resit che in linea d’aria è a meno di tre chilometri. «Che fine faremo?», si chiede la gente dinanzi allo scempio. «Come faremo?», si domanda scoraggiato un caposquadra dei vigili del fuoco. Sono le 15.15. Trecento auto bruciano, le esplosioni si ripetono: sono i motori, i serbatoi delle auto con tutto il carico di carburanti. Facile immaginare le conseguenze con oli a terra e plastiche che si fondono.

E ancora polveri sottili che ammorbano l’aria, una temperatura insopportabile. Ma è proprio questo inferno che i vigili del fuoco devono affrontare, peggio di una battaglia. E difatti, alla fine si conteranno quattro feriti: per uno colpito al petto da una scheggia di uno scoppio si teme il peggio, la corsa in ospedale con la maglietta coperta di sangue: si salverà senza gravi conseguenze. Medicati gli altri tre. Ma per chi resta a combattere il fuoco non è facile. Il caldo e la temperatura intorno all’incendio sono insopportabili. Sudano tantissimo i vigili, non riescono più a tenere addosso le magliette. Si lavora a torso nudo, è pericolosissimo però. Scatta l’appello. La popolazione della zona si mobilita, arrivano duecento magliette nel giro di pochi minuti. La battaglia è ancora dura. Intanto, finiscono le riserve di acqua e il Canadair promesso non si vede. L’acqua dove la prendiamo? Vicino c’è una scuola, il liceo che dovrebbe avere l’impianto antincendio. Le autobotti scattano, sono lì in un attimo. Dalle bocchette però non arriva una sola goccia. Maledizione. Il sindaco Antonio Poziello va su tutte le furie: arrabbiato telefona da tutte le parti, Prefettura e Arpac comprese, per chiedere aiuto e provvedimenti, non si perde d’animo e sa che questo è il suo momento: fa aprire un’altra scuola e chiede ai conducenti dei mezzi di dirigersi lì. Per fortuna, stavolta funziona il sistema antincendi, si può fare il carico e tornare a gettare acqua sul rogo.

Cambia il vento, il fumo nero che prima sembrava si allontanasse verso il mare, ora si abbassa sui tetti di Giugliano e sui palazzi più vicini. In un edificio non lontano da Casacelle una famiglia è disperata, il piccolo soffre di asma, ma non si riesce a uscire di casa. Poi, finalmente si apre un varco dall’altra parte dello stabile e tutti via. Intanto, scappano gli abitanti di due palazzi. Solo alle 19 le fiamme sono domate. Resta la paura, resta l’incubo dei veleni sul suolo e nei polmoni. E l’ansia di sapere i risultati dell’inchiesta che dovrà spiegare come e perché ha fatto questa fine un deposito giudiziario sicuramente al limite delle capacità, eppure di certo - sulla carta ritenuto - sicuro. Ma lo era davvero? (hanno collaborato Nicola De Alteriis e Mariano Fellico)