Il Consiglio di Stato: de Magistris resta in carica

Il Consiglio di Stato: de Magistris resta in carica
Giovedì 20 Novembre 2014, 20:21 - Ultimo agg. 21 Novembre, 09:03
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ROMA - Respinti dal Consiglio di Stato i ricorsi del governo e di due associazioni contro la decisione del Tar Campania sul caso de Magistris: il sindaco di Napoli resta per ora in carica. Viene infatti confermata la sospensiva del Tar che ha bloccato gli effetti della delibera con cui il Prefetto lo aveva sospeso da sindaco per la legge Severino.

Lo ha deciso, dopo l'esame in camera di consiglio, la terza sezione del Consiglio di Stato presieduta da Pier Giorgio Lignani, mentre relatore della causa è stato il giudice Rosario Polito.

Tutti e tre i ricorsi, presentati, contro la sospensiva del provvedimento prefettizio, dal governo il 12 novembre, tramite il ministro dell'Interno e la prefettura di Napoli, e pochi giorni prima da due associazioni, il Movimento difesa del cittadino e l'Associazione lotta piccole illegalità, sono stati esaminati congiuntamente e insieme rigettati.

Il dispositivo. «Nel bilanciamento degli interessi coinvolti, riveste prevalenza quello inerente alla prosecuzione del mandato elettivo». Lo scrive il Consiglio di Stato nel provvedimento su de Magistris, legando quest'aspetto al giudizio di costituzionalità pendente sulla legge Severino e sollevato proprio nell'ambito del caso de Magistris.

Fermo restando che la questione posta alla Corte costituzionale non entra nel giudizio del Consiglio di Stato, i giudici spiegano però che la stessa prosecuzione del mandato da sindaco non è «reversibile per il periodo di estromissione in caso di esito favorevole del giudizio di costituzionalità, mentre ad un suo esito negativo segue la reviviscenza della misura di sospensione medio tempore resa inefficace».

Secondo il Consiglio di Stato, inoltre, «la misura di cautela adottata dal primo giudice» - cioè la sospensiva del Tar Campania rispetto al provvedimento del Prefetto che ha sospeso de Magistris da sindaco - «per il suo carattere interinale e la subordinazione della sua efficacia al tempo necessario per la conclusione del giudizio di costituzionalità, si configura conforme agli indirizzi della giurisprudenza della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia U.E., tesi a privilegiare l'effettività della tutela giurisdizionale e l'integrità delle posizioni coinvolte dal contendere fino alla decisione di merito».

Il Consiglio di Stato, non entra nel merito: spetterà alla Consulta esaminare la norma. Ma spiega, in sostanza, che se il giudizio di costituzionalità fosse favorevole, non sarebbe possibile rendere «reversibile» la prosecuzione del mandato nel periodo in cui da quel mandato il sindaco è stato estromesso; detto in parole povere, non si potrebbe riavvolgere il nastro e tornare indietro. Se invece l'esito fosse negativo, allora seguirà «la reviviscenza della misura di sospensione», temporaneamente «resa inefficace». In altri termini, non si può togliere a monte ciò che non si potrebbe restituire poi: meglio togliere a valle.

In un'ultima analisi, sarà così la Corte Costituzionale a decidere le sorti di de Magistris. Per ora alla Consulta gli atti non sono giunti e tutto si deve ancora incardinare. Poi ci vorranno almeno sei mesi per una decisione. La tesi sostenuta da Giuseppe Russo, legale di de Magistris, e da Fabio Ferrari, legale del Comune, costituitosi a fianco del sindaco, è che nella comparazione degli interessi, quello di de Magistris fosse irreparabile e che una sospensione in corso d'opera dalla carica di sindaco avrebbe pregiudicato l'amministrazione di una città come Napoli e anche la costituzione, in itinere, della città metropolitana. Questa tesi ha prevalso. La controparte, con i suoi legali, ha lamentato che «solo per Napoli è stata disapplicata una scelta del Parlamento e dell'ordinamento», cioè la legge, come ha detto l'avvocato Gianluigi Pellegrino. E ha fatto leva su un precedente di pochi giorni fa: quello di Stefano Nicotra, sindaco di Torri del Benaco, paesino di 3mila abitanti in provincia di Verona, che è stato sospeso per una condanna a due anni per rivelazione di segreto d'ufficio e ha visto confermata la sospensione da Tar e Consiglio di Stato. Ma questa linea non ha pagato.

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