L'editoriale del direttore Barbano | L'arte è sacra, giù le mani dal San Carlo

L'editoriale del direttore Barbano | L'arte è sacra, giù le mani dal San Carlo
di Alessandro Barbano
Venerdì 19 Dicembre 2014, 08:46 - Ultimo agg. 14:07
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Giù le mani dal San Carlo. Un grido forte e chiaro deve alzarsi a difesa del Teatro. Teatro con la T maiuscola, che non l'Italia ma il mondo ci invidia. Le migliori coscienze della città e del Paese ora devono parlare, mobilitarsi, spendere la propria statura e la propria responsabilità a difesa del Massimo. Per mettere in chiaro che il suo futuro non può dipendere da una spartizione politica di livello men che municipale. Per far capire a chiunque che la Cultura non è contendibile. La scadenza della gestione commissariale non può accendere una guerra o, peggio, una trattativa per dividere una torta. Ma deve servire per alzare lo sguardo oltre l'emergenza del risanamento finanziario, pure doveroso, e per chiedersi quale musica, quale cultura, quale qualità possa e debba pretendere un palcoscenico di questo rango.



Da qui bisogna partire. Dal prestigio di un teatro che deve tornare a essere uno dei centri dell'eccellenza musicale in Europa. Può dirsi che oggi lo sia? La risposta è no. Il San Carlo è ormai da anni, come tutti i teatri italiani ad eccezione della Scala, il luogo di una mediocrità artistica fatta di cast raccogliticci e di seconda scelta, poca ricerca, predominio della quantità sulla qualità, fragilità di gestione e incapacità di programmare. Senonché bisogna comprendere e poi far comprendere che, se questi limiti sono angusti per tutto il teatro musicale italiano, suonano come un insulto per un'Istituzione che vanta un nome e una tradizione impareggiabili. Il San Carlo non è l'Opera di Roma, il Carlo Felice di Genova, il Regio di Torino, e neanche la Fenice di Venezia. È la più antica e la più bella cattedrale della musica in Europa, a cui dall'estero si guarda con il rispetto e l'ammirazione che si devono a pochi.



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