Le inchieste del Mattino | Crolli a Napoli, lo spreco dei fondi: 100 milioni da Ue, nessun cantiere è partito

Le inchieste del Mattino | Crolli a Napoli, lo spreco dei fondi: 100 milioni da Ue, nessun cantiere è partito
di Luigi Roano
Domenica 13 Luglio 2014, 09:07 - Ultimo agg. 13:01
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Dal 2007, anno in cui è stato annunciato il risanamento del centro storico, a oggi, una sola gara conclusa, un'altra in istruttoria, altre 6 pronte nelle prossime settimane per un valore complessivo di poco meno di 50 milioni dei 100 disponibili. Il risultato? Solo chiacchiere: nessun cantiere è stato aperto. E zero risanamento.

Così, capita che si muoia per un albero che ti schiaccia mentre accompagni tuo figlio a scuola, si finisca in una buca e ci si spezzi le gambe, oppure che un fregio (o sfregio?), non all'improvviso ma per incuria, si stacchi stanco, tremebondo e ammazzi un innocente.

Il recupero a una dimensione umana del centro storico sotto tutela dell'Unesco dal 1995 è la cronaca dell'ennesima occasione persa, l'ultima in ordine di tempo dopo Bagnoli, Napoli est, i concertoni e compagnia bella.

Nel corso del tempo, dall'iniziale stima di oltre 400 milioni contenuta nel «Documento di orientamento strategico», all'intermedio «Grande programma Centro storico-Patrimonio Unesco», del valore di circa 200 milioni, si è passati, nell'ultima versione di «Grande progetto» regionale, ad una dotazione di 100 milioni. Progetto small che doveva sbloccarsi ma ancora sta lì incatenato tra rimpalli di responsabilità di amministratori irresponsabili intenti a difendere il proprio orticello. Dalla Regione dicono che al Comune, ente beneficiario, fanno a cazzotti con la burocrazia e non decidono; da Palazzo San Giacomo sostengono che la Regione ha impiegato un anno e mezzo a sbloccare i fondi e che il primo progetto è stato fatto da loro a settembre dell'anno scorso.

Verrebbe da dire: chi se ne frega? È però un fatto che le gare annunciate e i cantieri sbandierati dovranno necessariamente essere conclusi, collaudati e rendicontati entro il 31 dicembre dell'anno prossimo, pena la decadenza dei fondi europei. La questione è: come si può immaginare, in un Paese in cui storicamente il problema più rilevante è l'incapacità di completare in tempo e con i costi preventivati un'opera pubblica, ottemperare a quella che è un'impresa titanica visto che nulla è stato fatto? Sempre per quella data, l'Unesco che ha bombardato il Comune di censure per lo stato impietoso in cui versa il centro storico, è pronta a togliere la «tutela» al sito. Il rischio è una bocciatura al quadrato.

Ora il motto in voga nei Palazzi amministrativi è: «L'importante è partire per non perdere soldi». Pasquale Belfiore - docente di progettazione architettonica alla Seconda università, ex assessore della Giunta Iervolino e papà di quel piano - sbotta ed è soprattutto preoccupato: «Finirà che i progetti già raffazzonati presentati non faranno sistema, ciascuno avrà il suo pezzettino di centro storico rifatto, ma Napoli resterà senza un sistema, una chance sprecata anche se spero che non sia così».

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