È omonimo del carabiniere-bandito: «Selvaggia Lucarelli ha pubblicato la mia foto»

I due carabinieri-banditi della rapina di Napoli. Nel riquadro il vero Jacomo Nicchetto
I due carabinieri-banditi della rapina di Napoli. Nel riquadro il vero Jacomo Nicchetto
di Fulvio Fenzo
Sabato 28 Marzo 2015, 16:36 - Ultimo agg. 29 Marzo, 10:55
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MESTRE - Un incubo. Per un nome quasi identico, una "C" in meno nel cognome, praticamente la stessa età ed una "blogger" che ha pubblicato su un sito la sua foto come se fosse lui il carabiniere-rapinatore.

Jacopo Nichetto, operaio disoccupato di Mestre e padre di una bambina piccola, è stato minacciato, lui e la sua famiglia, da alcuni individui desiderosi di vendicare la morte del commerciante napoletano Pasquale Prisco, della quale è accusato il carabiniere chioggiotto Jacomo (detto Jacopo) Nicchetto.

«Da un paio di notti viviamo fuori casa, ospitati da amici, per sicurezza - racconta il mestrino 34enne -.

Via Facebook ci sono arrivati strani messaggi e poi c’è stata quella notizia pubblicata dalla blogger Selvaggia Lucarelli (una che spazia tra i commenti sull’Isola dei famosi e qualche articolo su "Libero", ndr.) che ha scritto della rapina al supermarket mettendo la mia foto tratta dal mio profilo Facebook».

Persino con la figlia di un anno, e contro padre (considerato così peggio di un delinquente) e bimba sono piovuti commenti da tutta Italia fino alla decisione - dopo una e-mail scritta da Jacopo alla Lucarelli - di rimuovere foto e articolo, "scusandosi per l’errore".

Ma il danno era stato fatto, eccome, e dall’altro ieri la famiglia del mestrino vive nella paura di qualche ritorsione da parte dei familiari del commerciante napoletano.

«Sono arrivate richieste di amicizia accompagnate da messaggi poco rassicuranti, tipo “ora sappiamo dove abiti”, o “sappiamo dove va a scuola tua figlia”» spiega l’avvocato Andrea Levantino di Salzano che sta assistendo gratuitamente il 34enne mestrino alle prese anche con altri importanti problemi.

«Sono disoccupato - racconta -. Lavoravo alla Montefibre, ma da qualche mese è finita anche la mobilità. Mando curriculum ma non arrivano neanche appuntamenti per un colloquio. È un momento molto difficile, e non ci voleva anche questa storia che mette a rischio la sicurezza della mia famiglia, della mia compagna e dei nostri figli».