«Azzurro maledetto» di Ornella Della Libera al Teatro Diana con Maurizio Casagrande

«Azzurro maledetto» di Ornella Della Libera al Teatro Diana con Maurizio Casagrande
di Donatella Trotta
Sabato 13 Dicembre 2014, 02:28 - Ultimo agg. 02:29
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Il commissario Esposito è uno sbirro partenopeo scontroso, solitario e maledettamente superstizioso, che ama tanto il mare e la natura da vivere in una barca a vela e girare rigorosamente in bicicletta. Intuitivo e solerte sul lavoro quanto “sfigato” nella vita, è un irresistibile misto tra una sorta di idealista e cocciuto ispettore Serpico made in Naples e un pasticcione e un po’ imbranato tenente Colombo in salsa napoletana. Agrodolce. E tragicomica.



È lui il protagonista di «Azzurro maledetto» (Treves, pp.167, euro 15: la bella copertina, di forte impatto visivo, è una foto di Lucilla Minervini), il nuovo romanzo di Ornella Della Libera che sarà presentato in anteprima oggi alle 11 a Napoli, nel teatro Diana, con l’attore Maurizio Casagrande. Il quale, oltre ad aver firmato una breve prefazione al libro, è anche ironicamente definito, dall’autrice, il proprio «Muso ispiratore» per la figura di questo personaggio, antieroe integerrimo, alquanto incompreso (e molto poco amato da gerarchie e colleghi), che si trova a dover gestire nell’arco di una notte una delicata missione, denominata Alto Coraggio, a capo di una sgangherata armata Brancaleone di 120 uomini impegnati a salvare la vita a un boss dei Quartieri che qualcuno vuole uccidere proprio durante l’attesissimo derby Napoli-Juve.



Ad affiancare il piedipiatti Esposito è il fidato assistente Pappalardo, “spalla” comicamente linguacciuta e sgrammaticata, con la giovane, zelante e avvenente viceispettrice Caterina Abbondanza, chiacchierata “pivella” detta Batgirl per le sue ardite prodezze motociclistiche che risolveranno in modo irrituale, e spiazzante, questo insolito giallo napoletano imperniato su un occulto complotto (della cui trama non riveleremo ovviamente altro), sullo sfondo di una città-mondo-a-parte: Napoli, inevitabile co-protagonista del romanzo in quanto regno del possibile e dell’impossibile, scenario privilegiato per incroci di destini, metropoli bella e sregolata dove Stato, antistato e resistenza si fronteggiano e convivono, in un crescendo di intrecci e colpi di scena popolati di povericristi, poliziotti improbabili, squinternati, accidiosi e squali del compromesso politico-malavitoso: ovvero quella zona grigia in cui non si riesce a capire davvero chi siano i buoni e chi i cattivi, chi le vittime e i carnefici.



«Azzurro maledetto» è il primo libro per adulti di Ornella Della Libera, eclettica ispettrice di Polizia e affermata narratrice per ragazzi. Basti ricordare i suoi pluripremiati racconti «Tredici casi per un’agente speciale», il romanzo «Florian del cassonetto», entrambi editi da Rizzoli, e le short stories in «Pinocchiate d’autore» e «Chiamarlo amore non si può», oltre che poesie e canzoni di successo come «Lo stelliere», vincitrice con Edoardo Bennato e Gino Magurno di uno Zecchino d’Oro. Con un neologismo, Della Libera si potrebbe definire una “poliscrittrice”, ossia una poliziotta e scrittrice versatile e creativa, con lo sguardo perennemente oscillante tra realtà e finzione, capace di mescolare provocatoriamente luci e ombre, seduzioni e contraddizioni, incanti e disincanti del mestiere di vivere (e sopravvivere) a Napoli, forte anche della sua trentennale e pionieristica esperienza nelle forze dell’ordine a tutela della sicurezza pubblica. Soprattutto dalla parte delle donne e dei bambini.



In questa nuova prova narrativa, con una cifra stilistica segnata da una varietà di registri (realistico, comico-grottesco e parodistico, poetico-romantico, drammatico), l’autrice accetta così la sfida di cimentarsi con un genere particolarmente di moda, se non abusato. E lo fa con l’arma lieve e scanzonata dell’ironia: la stessa che ha imbracciato, di recente, anche uno scrittore come Pino Imperatore, con il suo riuscito romanzo «Benvenuti in casa Esposito» (Giunti), avventure tragicomiche di una famiglia camorrista con tanto di sequel e trasposizione teatrale e cinematografica, tra i primi a cavalcare i peggiori stereotipi della “napoletanità” per mettere nell’angolo con un sorriso la camorra, anzi: il «sistema». Proprio come il commissario Esposito di «Azzurro maledetto». Una specie di giallo. Dissacrante. E irriverente. Che strappa sorrisi, ma spesso amari.
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