Emilio Lupo e lo "scrigno" riaperto di Secondigliano

Capodichino, Corso Umberto I in una foto di primo Novecento
Capodichino, Corso Umberto I in una foto di primo Novecento
di Donatella Trotta
Venerdì 29 Gennaio 2016, 15:08 - Ultimo agg. 15:14
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Un viaggio. Nei “vicoli della memoria”. Sulle tracce di luoghi di un tempo che non c’è più ma che può tornare, sul filo dei ricordi e nei frammenti di screpolate foto bianconere. Alla ricerca dei volti, delle storie e dei riti di passaggio di un “nucleo” sociale al quale si appartiene, come si è della propria infanzia. Il secondo volume storico-fotografico di Emilio Lupo su Secondigliano, dal titolo Lo scrigno riaperto. Secondigliano: storia di una comunità attraverso la fotografia, sembra confermare una convinzione del semiologo Roland Barthes: «L’essenza della fotografia non è il rappresentare, ma il rimembrare». Perché nella ricerca di Lupo l’amore per la sua terra e quello per la sua gente coincidono, con un fortissimo senso della Gemeinschaft: ossia di quella “comunità” che oggi sembra soppiantata dalla globalizzazione della Gesellschaft, di una “società” sempre meno attenta alle relazioni umane, alle esigenze dei più deboli e ai legami affettivi che rinsaldano e tengono unite le trame sociali.
Secondiglianese Doc, medico psichiatra impegnato da oltre trent’anni su vari fronti di cittadinanza attiva - con l’Associazione Psichiatria Democratica, di cui è Segretario Nazionale oltre che pioniere dell'applicazione della riforma psichiatrica, e con l’associazione «27 gennaio» di cui è tra i fondatori, per promuovere iniziative di contrasto contro ogni discriminazione a partire dalla Shoah del popolo ebraico - Lupo porta infatti avanti anche in questa nuova pubblicazione un’indagine che intreccia cenni storici sul territorio, già analizzato nel primo volume della serie e in un precedente libro con Cosimo Varriale (Analisi di un collasso urbano, Loffredo 1984), e preziosi materiali iconografici. Si tratta di un cospicuo corpus di foto d’epoca, raccolte con pazienza e opportunamente suddivise in decenni, oltre che per temi, come in un particolare Album di souvenir: “I luoghi”, “In movimento”, “A tavola”, “Al mare”, “Nei vicoli della memoria”.
Immagini che dai primi del Novecento, fino agli anni ’70-’80 del “secolo breve”, rinviano così a storie familiari, generazionali e non solo, costellate di eventi spesso condivisi, nel privato e nel pubblico, con il loro carico di emozioni che – sottolinea a un certo punto l’autore, nella sezione relativa ai luoghi non a caso abbinata al testo della canzone di Pino Daniele «Terra mia», a p. 98 - possono persino suscitare, in chi è coinvolto in prima persona, una «vera e propria orgia di sentimenti».
Forse anche per questo il libro si apre con una struggente poesia di Lupo, intitolata appunto «Lo scrigno», sintesi in versi del percorso delineato nelle successive pagine. Che costituiscono una sorta di autobiografia collettiva, oltre che un percorso documentario di Secondigliano d’antan e una ricca galleria di ritratti: singoli, di coppia e di gruppo, di bambini, ragazzi, giovani, adulti e anziani, noti e meno noti, in interni ed esterni che da Secondigliano proiettano, per l’emigrazione massiccia che ha interessato il paese, anche all’estero, soprattutto in America Latina. Un palpitante, empatico e generoso “amarcord”, insomma, che non è tuttavia una mera operazione nostalgica, bensì un gesto politico: di memoria attiva, affettuosamente critica e coltivata attraverso il dovere della testimonianza, nel passaggio tra le diverse generazioni. Il libro è un significativo mosaico che coglie i secondiglianesi di ieri nei loro riti di passaggio più importanti anche oggi (matrimoni in casa, in chiesa, oltre confine, viaggi di nozze a Venezia, prime comunioni, prolifici nuclei familiari in posa), in momenti conviviali e di aggregazione, iniziative ricreative tra teatro e musica e momenti drammatici e lieti tra guerra e pace, regime fascista, democrazia e boom economico, giochi e studi, mestieri e viaggi, gite e feste (di Natale, di carnevale…), sport e impegni di lavoro, attività di partito, di sindacato e viaggi, tanti viaggi di migranti in cerca di fortuna lontano, con la nostalgia nel cuore e il sogno del ritorno nella mente.
Colpisce, nella ricostruzione di Lupo che tratteggia una sorta di affresco sociale di storia non soltanto secondiglianese, ma italiana, la scelta di usare codici comunicativi diversi: oltre al linguaggio delle immagini, preponderante, anche la poesia, la prosa e la prosa poetica delle sintetiche introduzioni alle varie sezioni, ciascuna con il testo di una canzone d’autore adeguata al tema e allo spirito del tempo. Un approccio fluido e accattivante, che va oltre la narrazione rituale, o la pedanteria saggistica, per mettere a fuoco con veloci flash emozioni riverberate e amplificate poi dalla forza delle fotografie. Particolarmente interessanti, per i lettori “non secondiglianesi”, quelle relative ai luoghi e la sezione “In movimento”, accompagnata dalla colonna sonora di Domenico Modugno, ammiccante cifra di ironia che accompagna anche altre sezioni tematiche. Ma non mancano, nel volume di Lupo, accenti più struggenti e problematici. E volti celebri, amati e rimpianti dall’autore: come l’amico scrittore siciliano Vincenzo Consolo, per fare un solo esempio. Nella sezione degli anni ’70-’80 - che si apre con il testo «Il mio canto libero» di Lucio Battisti e riporta anche una foto di matrimonio di Emilio Lupo con Enrichetta Montesano, officiato dall’allora sindaco comunista Maurizio Valenzi – il commento dell’autore vira verso l’amaro, quando scrive: «Stavo per dire che questi anni sono i giorni nostri. Ma non è così. Quelli erano anni di passioni forti, di uno stare insieme intenso e delicato. Di condivisione e di responsabilità. Di politica. Di sport. Di vivacità culturale. Di affetti. Avrei voluto dire: siamo ai giorni nostri. Ma non è così!» Una provocazione che interpella tutti.
Il libro sarà presentato sabato 30 gennaio alle ore 17 a Napoli, nel teatro della parrocchia dei Sacri Cuori a Secondigliano (Prima Traversa Casilli n. 10, Corso Italia). Con l'autore, interverranno il giornalista Salvatore Testa e il sindaco di Napolui Luigi De Magistris.

 
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